domenica 23 dicembre 2007

GENOVA PER NOI / 2


Il presidente l'ha presa bene. A fine gara, negli spogliatoi, ha portato i suoi omaggi al match - winner, Borriello. Gli ha stretto la mano, gli ha fatto i complimenti e gli ha proposto di venire a giocare a Parma. Dopodiché, ricevuto il cortese ed educato rifuto, se l'è mangiato.

lunedì 17 dicembre 2007

IPSE DIXIT


"Il presidente ha fame. Ha sempre fame. Da domenica, di gol. Provvederanno Budan e Reginaldo". Premiata Salumeria Ghirardi, 25/08/07

venerdì 14 dicembre 2007

CROCIATI SI NASCE


"Mettiamoci una croce sopra". Lo diceva, eccome se lo diceva, il cavalier Tanzi. Lo annunciava al fido Tonna, lo spiegava ai consiglieri, lo ripeteva a sé stesso durante le notti insonni: "Forza, mettiamoci una croce sopra". Peccato si riferisse al buco di bilancio dell'azienda di famiglia. In anni di presidenza, trionfi, soddisfazioni, coppe, non aveva capito, il cavaliere, che su una cosa sola avrebbe dovuto mettere la croce sopra: la maglia del Parma. Il gesto che mancava nel suo curriculum di patròn. Il gesto che avrebbe, forse, contribuito ad abbattere quella barriera che ha sempre fatto, di lui, un "parmense" anziché un "parmigiano". Non lo fece (in compenso, però, fece di peggio). Alimentando così i rimpianti nostri. Di noi che, come scrive in "Una squadra e la sua gente" Fabio Cola, in quella croce vediamo "il marchio distintivo di una squadra fiera, riconoscibile ovunque, unica ... il simbolo della nostra storia più remota". La prima pietra la scaglia proprio Cola, in uno degli ultimi capitoli del libro. Con commozione: "La maglia è stata cambiata prima della promozione in A. Quindi, nessuna coppa è stata vinta indossandola. Si è detto che la proprietà non la voleva, che non portava bene, che era roba vecchia, si è ipotizzato di tutto". Il secondo sasso lo lancia, invece, il vate di via Farini. E' il 10 gennaio 2004 quando, sulle colonne del Foglio, Don Camillo Langone proclama, già nel titolo, l'anatema: "Il vero scandalo non è il crac di Tanzi, ma la maglia del Parma senza croce". Boom. Poi, con la solita sobrietà: "Calisto Tanzi peggio di Adel Smith. Il maomettano di Ofena ha cercato di togliere la croce a una classe scolastica e a una stanza d'ospedale, poche decine di persone in tutto. Il cattolico di Collecchio ha strappato la croce alla gloriosa maglia del Parma Calcio, decine di migliaia di sostenitori e milioni di telespettatori. I tifosi raccolti in Settore Crociato combattono da dieci anni una battaglia per il ritorno alle origini". Il vate (o water, a secondo dei gusti) cita con abbondanza le doglianze degli amici della Nord: "La maglia Crociata è stata ed è qualcosa di unico nel panorama del calcio mondiale. Spesso, molto spesso, è stata ed è ammirata e invidiata dagli appassionati di questo sport, dai collezionisti e pure dai sostenitori delle altre squadre. Fatichiamo a comprendere le ragioni che hanno indotto l'attuale proprietà a ripudiarla". Don Camillo cala la risposta: "Glielo spiego io: gli uomini di marketing hanno detto a Tanzi che una croce nera in campo bianco è troppo carica di significati extra-lattieri ... e che insomma un marchio planetario si vende assai meglio appiccicandolo sopra un insulso gialloblù. Detto e fatto. Consola che la giustizia non sia sempre dell'altro mondo". Amen. O, meglio, requiem. Allora. Perché, oggi, quel sommo principio estetico ha ripreso a splendere. Per la gioia nostra. Del Settore Crociato. E anche del vate. Che, lo speriamo (o temiamo), domani sarà in via Pisacane, sull'autobus storico che la Tep ha concesso, come spazio per esporre cimeli e immagini video della storia del Parma, proprio al Settore Crociato, degno e legittimo sacerdote della celebrazione. Sì, perché il giorno dopo, domenica, il Parma compie 94 anni. Scrive Gian Franco Bellè in "Parma, 50 anni di sport e di successi", che il Parma Football Club nasce assorbendo la società "Verdi" il 16 dicembre 1913: "Viene inaugurata la nuova divisa sociale: maglia bianca e croce nera sul petto". Fu questo l'inizio. Motivo per cui, parafrasando Totò (e con buona pace dell'italiano), possiamo affermare, con fierezza e orgoglio: "Crociati si nasce. E noi, modestamente, lo nacquimo".

lunedì 10 dicembre 2007

A TARALLUCCI E LASER





C'è chi, come a La Spezia, per farti sentire a disagio, ti attende nel proprio "catino" sguainando corde vocali e insulti, in un clima da girone dantesco. E c'è chi, come alle partite dell'Hellas, quando un giocatore avversario è a terra, dolorante per un infortunio, punta in aria il pollice verso come l'imperatore all'epoca dei duelli nell'arena: "morte, morte, morte". A Napoli, per mettere la squadra avversaria sotto pressione, usano il laser. Prima, lo puntano contro le maglie. Poi, quando aggiustano la mira, direttamente in faccia. Lo hanno fatto ieri sera, ai danni di Morfeo. Poi hanno visto Zenoni all'opera, e hanno capito che non c'era bisogno di darsi troppo da fare: pensava già a tutto lui. Sempre simpatici, i napoletani. In centro città, per evitare le multe delle telecamere che sorvegliano le zone a traffico limitato, hanno una persona pagata per aprire il giornale e leggerselo camminando a piedi dietro la macchina, coprendo così il numero di targa. Allo stadio, invece, usano gli effetti speciali. Per la gioia di De Laurentiis. E di Dessena, che quando vede le luci verdi si emoziona sempre: gli ricordano la discoteca. A noi, invece, la partita di ieri non ha ricordato nulla di bello. A parte il fatto, al triplice fischio finale, di essere vivi.

venerdì 7 dicembre 2007

SVOLTA A DESTRA

Essendo indisponibili, per il match di Napoli, Paolo Castellini e Marco Rossi, in molti si domandano chi sceglierà Di Carlo come terzino sinistro. "Ora più che mai spero che sia giunto il mio momento – dice Alessio Tombesi – . Ma sono sicuro che il mister, alla fine, farà la scelta più giusta per la squadra". Anche noi ne siamo sicuri. Quello che ci preoccupa è: essendo disponibili, a destra, Coly e Zenoni, Di Carlo farà la scelta giusta?

mercoledì 5 dicembre 2007

LE QUOTE MORRONE

La curva lo ama. Lui ricambia con grinta e sudore. E, qualche volta, il gol. Stampato, sul retro della maglia, il 4. Numero umile ed educato, sincero, di chi non ha nulla da nascondere. Quello di Lorenzo Minotti, tanto per intenderci. E’ l’acquisto dell’anno, Stefano Morrone. Nato a Cosenza, i suoi tacchetti chiodati in cemento armato hanno calcato l’anno scorso l’erba dell’Armando Picchi di Livorno. A giugno, l’arrivo a Parma. D’estate non va in spiaggia a fare il fighetto con le racchette: lavora per la polizia, addestrando alla corsa i cani antidroga. I poliziotti glielo liberano contro: quelli scappano, annaspando, ma intanto si fanno le ossa. Parco di parole, appena arrivato in ritiro ha preso subito in mano la situazione: “Tu non mi piaci” ha detto al preparatore atletico Brignardello. Quando ha problemi fisici, Morrone va a correre sull’argine. All’alba: non vuole seccature. Alla presentazione ufficiale della squadra, in piazza Garibaldi, ha chiesto al responsabile del misterioso “Progetto Cina”, Beppe Dossena, cosa facesse per guadagnarsi da vivere: “Curo la collaborazione tra il Parma e l’Oriente. E tu?”. “Io curo caviglie” ha risposto. Dopo il pareggio casalingo con la Signora, tutti a sperticarsi negli elogi. E lui: “Mi fa piacere ricevere complimenti, anche se li baratterei con qualche punto in più”. E probabilmente qualche punto in più ce l’avremmo pure, se qualche gamba moscia (vedi sotto) prendesse un po’ della sua cattiveria. Cattiveria agonistica, s’intende. Perché, quando fa fallo, Morrone è sempre il primo a scusarsi con la vittima. Prima delle partite Di Carlo prova i raddoppi: “Non mi servono” abbaia lui, che, quanto a pressing, vale per due. All’inizio gli mancavano il porto e le serate passate con Lucarelli a leggere Marx negli spogliatoi. Ci è voluto poco a fargli cambiare idea: Sua Tommasità lo ha portato dalle Picchi e, come Obelix con la pozione magica, gli ha fatto bere del Lambrusco di Ceci. Da quel momento il Morro non ha più avuto dubbi. Quando la saudade riaffiora, basta un goccio e il nostro torna leone. Per questo, anche durante le partite, le sue borracce sono sempre segnate col pennarello: dentro c’è il succo magico, altro che acqua, Red Bull e intrugli simili. Ogni tanto arrivano pure i gol. Precisi, scientifici. Come a Palermo (sua ex squadra). Come col Livorno (sua ex squadra). Uno piacevole da rivedere, insomma. Se affronta i suoi vecchi compagni, dà loro la mano ma dopo poco li infilza con la sciabola: 3 minuti alla Favorita, 10 al Tardini con gli amaranto, tanto gli ci è voluto per sciogliere l’imbarazzo. Croce dei presidenti che se ne liberano, delizia di quelli che lo acquistano, di gente come Morrone ne servirebbe a volontà. Undici, per la precisione. Dopo le “quote rosa”, attendiamo con ansia le “quote marrone”. Pardon, “Morrone”.

martedì 4 dicembre 2007

SOLA ANDATA

"Solo ritorno" è il nome della bella iniziativa promossa dal Nostro Adorato in collaborazione con il Banco Monte Parma: fino a venerdì 18 gennaio 2008, sarà in vendita un mini abbonamento valido per tutte le gare casalinghe del girone di ritorno dei crociati. Grazie a "Solo ritorno", chi è già titolare di un abbonamento stagionale potrà cogliere al volo l'occasione del Natale per fare un regalo ad amici e famigliari, acquistando fino a 4 mini abbonamenti con lo sconto del 15 %. Lo slogan ci fa venire in mente un'altra soluzione che porterebbe altrettanta salute alle casse della società e allo stomaco dei tifosi. Fare ritorno nei luoghi in cui affondano i ricordi sportivi e agonistici più belli della propria carriera è cosa buona e giusta. Ancor di più se quei luoghi trasudano glorie passate dal sapore europeo: Champions League 2004/2005, 8 partite giocate, Barcellona, Werder Brema, Panathinaikos, avversari di prestigio. Bei momenti, al Friuli. Riviviamoli. Perché no? "A Natale siamo tutti più buoni": facciamoglielo, questo regalo. Un bel biglietto del treno per Damiano Zenoni, Parma-Udine. E amarcord sia. Chissà che non ci ritorni tirato a lucido, fresco e galvanizzato. Poi: Intercity, interregionale, cuccetta, prima o seconda classe, finestrino... non importa. Una volta arrivati alla biglietteria della stazione, quel che conta è: "Sola andata".

domenica 2 dicembre 2007

L'ALBERTONE NAZIONALE



Gli empolesi si sono schierati compatti, nella Sud. Occupando tuttavia i gradoni più in alto, a metà curva, e lasciando vuote diverse file sotto di loro. Quasi a volersi allontanare dal campo. Temevano le intemerate di Albertone Malesani, uno che quando gli esordi funzionano tende leggermente ad eccitarsi. Come a Udine, alla prima sulla panchina della Fiorentina, quando, dopo l'eurogol di Batistuta a tempo ormai scaduto, per il 4-3 finale, si prese la briga di correre sotto la curva al posto dell'argentino: 100 metri in dieci secondi per intrattenersi con eleganza assieme agli estasiati supporters viola, dolcemente riversi contro le vetrate del settore ospiti. O come a Verona, dopo il successo nel derby contro il Chievo, quando, in un afflatto di entusiasmo orgiastico, decise, sotto gli occhi basiti dei vigili del fuoco, di donare i propri effetti personali alla curva. Pollice alzato, braccia levate al cielo e via con lo strip: giaccone, felpa e cappello, con tanto di sgroppata sulle spalle del giardiniere del Bentegodi. Poi, già che c'era, dito puntato verso la curva degli ex tifosi, tanto per non lasciare nulla d'intentato al fair play. Quindi, prima del rientro negli spogliatoi, il botto finale: lancio delle braghe al parterre adorante e uscita dal campo in mutande e canottiera. Era riuscito, l'Albertone nazionale, a mettere un tantino in imbarazzo persino i tifosi dell'Hellas. Tornando al match di oggi - e restandoci, quindi, nell'imbarazzo - il nostro saluto va al simpatico tifoso che, scosso dalla buona prova di Paci coronata addirittura dal gol decisivo, non ha retto l'emozione vomitando l'anima sulla scalinata del Settore Crociato. E che, oltre al danno, ha subito pure la beffa, quando, a una manciata di minuti dal termine, Di Carlo ha visto bene di giovarsi delle prestazioni di Damiano Zenoni. E' stato a quel punto che i veri amici gli hanno evitato la seconda ricaduta accompagnandolo a braccia fuori dalla curva. I migliori auguri di buon lavoro agli addetti alle pulizie del Tardini.

martedì 27 novembre 2007

ATTENTI AL LUPO

Venerdì pomeriggio Bernardo Corradi, da ex ma soprattutto da buon capitano, aveva avvisato: "Attenti alla Lazio". Da saggi avremmo aggiunto "e a Zenoni".

lunedì 12 novembre 2007

O' PIZZAIOLO

Poteva dirlo e lo avremmo lasciato fuori. Poteva dirlo ed evitavamo di farlo scaldare. Poteva dirlo e tutto si sarebbe risolto con un buffetto, o al massimo una multa. E magari noi avremmo pure vinto la partita. Ma che avesse così fretta di andare ad accendere il forno, Morfeo, non poteva farcelo sapere prima?

MORTO UN CALCIO, SE NE FA UN ALTRO

Che il calcio fosse morto lo avevamo intuito alla mattina. La conferma l'abbiamo avuta alle 17, quando la Signora è uscita dal campo protestando con l'arbitro per l'annullamento di un gol regolare che le avrebbe dato la vittoria.

lunedì 5 novembre 2007

LA SITUAZIONE E' DISPERATA, MA NON SERIA


L'invito è a non demordere, a non disperare, a non affogare nel rammarico. Il Siena è squadra che lotta, suda, morde. Fino alla fine. Lo ha dimostrato ieri. E' una squadra da A. E' domenica prossima che, affrontando una neo-promossa, non possiamo sbagliare.

venerdì 2 novembre 2007

giovedì 1 novembre 2007

BABY - BOOM


A Pavarini vogliamo bene tutti: simpatico, onesto, attento. Però la verità, triste e amara, va detta: lui (vedi foto), quel rigore calciato da Amauri, lo avrebbe preso.

martedì 30 ottobre 2007

GUERRA E PACI



Vogliamo dare la nostra solidarietà al tifoso seduto in tribuna contro il quale si è scagliato Paci dopo aver segnato il gol del pareggio. Vogliamo dire a Paci che le critiche si accettano – specie se meritate – e si contestano replicando con i fatti ma, soprattutto, in silenzio. Vogliamo dire a Paci che da tempo mostra di arrivare con un “certo ritardo” sulle cose. L’anno scorso, durante l’immondo match casalingo con la Reggina, il nostro, dopo il gol del pareggio di Rossi a tempo scaduto su rigore e una prestazione personale ai limiti della decenza, si girò verso la curva braccia alzate e sorriso smagliante, con un pugno di sfida levato al cielo come a dire: “E’ fatta”. A quel Paci, con un Parma sempre più in crisi, ricordavamo che, sì, era fatta: la frittata. A quello di oggi rammentiamo i valori dell’umiltà e del rispetto per i tifosi che pagano – e profumatamente – per vedere l’amata maglia crociata. Per il resto, nessun rancore. Anzi, Paci e amore.

domenica 28 ottobre 2007

DOMENICA MORFEO


"Se tutti noi portiamo un secchio d’acqua, possiamo fare una piscina, ma se ognuno porta solo un bicchiere, alla fine ci tuffiamo e battiamo la testa". Domenico Morfeo, intervistato dalla stampa dopo Parma Livorno (3-2).

Tutti e tutta la settimanaa sparare addosso a Di Carlo, a parlare dei successori, a tirare in ballo Beretta, Simoni, Zaccheroni ... eccheccazzo. Così oggi arriva la replica, in barba a tutta la stampa specializzata del paese. Con la conferma di come osservatori e opinionisti, scrivendo quelle cose, abbiano dimostrato di non aver capito niente, nulla, una fava. Ma, soprattutto, una cosa fondamentale non hanno capito: il successore è già pronto e ce l'abbiamo in casa.

sabato 27 ottobre 2007

E RITIRO FU


Dopo i fatti di Genova, il Presidente ha tuonato: "Ritiro". E ritiro è stato. Serietà, sudore e caplèt: questa la ricetta di Sua Circonferenza in vista del delicato match di domani col Livorno. Una sfida decisiva, tanto che in settimana il sindaco Vignali ha chiamato a raccolta la città: "Domenica tutti in Cittadella". Solo dopo gli hanno spiegato che il Parma gioca al Tardini, 300 metri più avanti. Comunque, il ritiro ha sollevato l'umore dei ragazzi riconsegnando a Di Carlo una squadra
concentrata e ragionevolmente ottimista.
Qui di seguito, il programma della giornata-tipo durante il ritiro pre-Livorno:
06.00 Sveglia e corsetta defaticante assieme al Magnifico Presidente attorno al Centro Barilla.
06.30 Colazione collettiva in albergo con fette biscottate e marmellata. Per Ghirardi, invece, menù fisso con servizio in camera: salumi misti, uova e pancetta e due litri di spremuta d'arancia.
07.00 Shopping per i negozi del Barilla Center: ogni giocatore è obbligato ad acquistare un dono per il Presidente. La spesa minima è fissata a 300 euro; superata la quota, il giocatore può comprarsi anche qualcosa per sè o per la fidanzata a casa.
09.30 Allenamento alla presenza del Magnifico, autorizzato a scherzare e offendere i giocatori troppo mosci.
11.30 Finale d'allenamento dedicato ai calci di rigore: batte Ghirardi, i portieri sono obbligati a subire gol fingendo di non farlo apposta. Trovati a sgarrare, la punizione è esemplare: andata e ritorno Barilla Center - Pilotta col Presidente in spalla.
13.00 Pranzo
14.00 Pennichella del Presidente. La squadra, intanto, in sala conferenze a studiare la storia del Parma di Nevio Scala scritta da Sandro Piovani. I capitolo: “Le volate di Benarrivo e Di Chiara - Tutte le discese sulla fascia dei due terzini dal 1990 al 1994 in ordine ragionato e per numero di dribbling”. Zenoni in lacrime costretto a stare in prima fila con le mani legate dietro alla schiena. II capitolo: “Marco Osio - Vignali prepara le valigie”. III capitolo: “Sandro Melli - Quel gol a Wembley”. Il team manager abbandona più volte la sala, inciampando fra le sedie, devastato dalla commozione.
16.00 Allenamento pomeridiano. Secondo regole ferree dettate da Ghirardi, ad ogni passaggio sbagliato il giocatore in questione è chiamato per punizione a leggere ad alta voce alcuni passi di vecchie omelie domenicali di don Luciano Scaccaglia.
19.00 Doccia
20.00 Cena con ripasso ad alta voce degli schemi e del numero di maglia di ogni compagno. Il Presidente, nel frattempo, scarta i pacchi.
21.00 Torneo di Playstation a Pro Evolution Soccer: ogni giocatore sfida sua Tommasità, che affronta le gare bendato. Cigarini, Dessena e Rossi in camera a preparare l'interrogazione di storia di martedì prossimo.
22.00 Buonanotte a tutti con la Marcia Trionfale di Verdi diffusa dagli altoparlanti dell’albergo in ogni camera.
Basterà? Al campo l’ardua sentenza.

lunedì 22 ottobre 2007

GENOVA PER NOI



"Con quella faccia un po' così / quell'espressione un po' così / che abbiamo noi / quando andiamo a Genova..." Paolo Conte

martedì 9 ottobre 2007

SUO FRATELLO E' FIGLIO UNICO


Molti lo hanno rimosso, ma quest'estate si era vociferato di un possibile arrivo a Parma di Simone Inzaghi, il fratello giusto. Ora, quello che non tutti sanno è che, già all'epoca in cui i giornali iniziavano a parlare della trattativa, esistevano buoni motivi per affermare con certezza che il lazial rampante non sarebbe mai venuto a giocare a Parma: il colloquio con Sua Altezza Tommaso Ghirardi si era infatti già svolto e aveva avuto un esito imbarazzante.
Ai primi di luglio, sotto un sole bollente mitigato dalla tipica brezza della bassa bresciana, i due si sono dati appuntamento presso l'apposita uscita della tangenziale che porta a Carpenedolo, patria di Sua Maestosità. Il quale si è subito presentato in ritardo, giungendo sul luogo del ritrovo direttamente a piedi nudi e in canottiera. "Buongiorno, presidente". "Buongiorno un cazzo" è stata la risposta del Magnifico. Dopo il breve alterco, il Presidente Ghirardi ha accompagnato Simone Inzaghi attraverso i luoghi della propria infanzia: il parchetto adiacente l'oratorio, oggi ribattezzato "Ghirardi's Corner"; il bar "L'abbuffata", teatro delle prime prove culinarie del Nostro; l'osteria "Il bis", in cui il Magnifico Presidente detiene il record di permanenza al tavolo (2 giorni e 12 ore); infine, il campo da calcio del Carpenedolo, dove si narra che Ghirardi, già alla tenera età di 5 anni, annunciasse con certezza imperiale agli amici: "Un giorno tutto questo sarà mio".
Fra strade sterrate, cortili ed aie del secolo scorso, l'ex-attaccante della Lazio ha inanellato una figuraccia dopo l'altra. "Scusi, presidente, dov'è il bagno?". "Qui non ci sono cessi. Si piscia all'aria aperta, coglionazzo". Poi, per sfoggiare un minimo di lessico: "Certo che questo laghetto acquitrinoso potrebbero pure bonificarlo, vero Presidente?". "E' la piscina, idiota." Ed infine, tanto per giocarsi l'ultima carta con la gentilezza: "I quadri astratti sono da sempre la mia passione. Non sapevo s'interessasse d'arte, Presidente!". "Quello è il ritratto di mia madre, imbecille". Una giornata difficile, quella di Inzaghi. E d'altronde l'accoglienza non era stata delle migliori: Sua Eminenza, al fine di testarne l'umiltà, lo aveva accolto con alcuni striscioni sgarbati appesi alle finestre: "Il fratello sbagliato", "Pippo è figlio unico", "La figa uno, i gol l'altro", "La Champions l'ha vinta lui", "La Marcuzzi ti saluta". Messo alla prova e spaventato di fronte a tanta decisione e pragmaticità, Inzaghino è stato costretto a declinare l'offerta e tornarsene a Roma con la propria Smart Deluxe, in attesa di una nuova chiamata. Il pericolo è fortunatamente scampato. Corradi e Budino dormano sonni tranquilli: l'odore dell'erba fresca li accompagnerà per tutto l'anno. Ti vogliamo bene, presidente.

domenica 7 ottobre 2007

E' SEMPRE UN (DIS)PIACERE


Che si tratti di gol o che si tratti di coltelli, una cosa è certa: quando "sbarcano" a Parma, i romani tirano sempre fuori il meglio di sè.

venerdì 28 settembre 2007

MEGLIO DI LUI SOLO CHIARI


Si è beccato 10mila euro di multa. Furto con scasso? Rapina in banca? Macché. Walter Novellino è stato beccato mentre s'intrufolava negli spogliatoi del Tardini nascosto dentro alla cesta della biancheria. Un genio. Per riuscire a parlare coi giocatori prima della gara, essendo squalificato, il buon Walter ha visto bene di replicare le gesta del ginnasta dagli occhi a mandorla di "Ocean's Eleven". Andandosi a ficcare di soppiatto fra gli asciugamani bagnati e gli indumenti da lavare.
La motivazione del giudice spiega che il diabolico tecnico granata si era "introdotto, pur essendo squalificato e in violazione del divieto di cui all'art. 22 comma 7 CGS, prima dell'inizio della gara, nello spogliatoio riservato alla propria squadra, permanendovi nel corso del primo tempo e uscendone nell'intervallo, presumibilmente nascosto in un voluminoso contenitore utilizzato dal magazziniere per il trasporto degli indumenti di gioco dei calciatori". Immagini da "Pallottola spuntata", tanto per intenderci. Pensate il povero Novellino rannicchiato su sè stesso, in mezzo ai panni fradici, tra un paio di calzettoni sporchi di Budan e una canottiera della salute di Sandro Melli, mentre pensa a cosa dire ai suoi ragazzi per caricarli. Averceli di allenatori così. Per ciò, se tanti lo derideranno e prenderanno a pesci in faccia, noi sotto sotto gli diamo un buffetto. Perché resta l'idea romantica, da film di James Bond. Certo che farsi cogliere in flagrante è stato proprio sciocco. Sì, insomma, un errore da novellini.

giovedì 27 settembre 2007

TORO MATATO

Questo post è dedicato a Simone Barone, "modello" di attaccamento alla maglia e rispetto per la fede dei propri tifosi.

Il presidente ha goduto, come un bebè cosparso di borotalco. La prima vittoria in campionato non se la scorderà facilmente, per di più contro il Toro degli ex (a proposito, un Grella rinato).
Ad ogni modo, sua altezza ha apprezzato lo sforzo dei ragazzi e subito dopo la partita li ha voluti portare dalle Picchi per festeggiare davanti a un po' di culatello. Trascinato dall'atmosfera goliardica, il presidente ha cominciato a dare l'attacco ai cori della tavolata: da "E Valenza teron" a "Stefano Tanzi salta con noi", passando per il "25 aprile" e un "Portaci del grana, oh Rosina portaci del grana", sua Tommasità è stato il vero mattatore della serata. Il meglio è arrivato intorno all'una quando, con le saracinesche del locale oramai abbassate e i camerieri a implorare la richiesta del conto, il presidente ha sfidato Reginaldo in una samba sui tavoli: al terzo passo, sua altezza è crollato al suolo rovinando addosso ad un Fernando Couto completamente ciucco. Caricato di peso in macchina, Ghirardi si è ripreso soltanto sulla porta di casa, sorretto dal tecnico Di Carlo e dal figliol prodigo Tombesi.
All'allenamento successivo i giocatori si sono presentati con le borse sotto gli occhi e un mal di testa lancinante. Il presidente era in giacca e cravatta, con la barba e le basette fresche di taglio. "Fighette, domenica se vincete si va ai Tri Siochett".

martedì 18 settembre 2007

SAN BERNARDO


Evidentemente Di Carlo avrà i suoi buoni motivi per lasciare fuori Morfeo per più di metà gara. Evidentemente Di Carlo avrà i suoi buoni motivi per dare fiducia sulla fascia a Damiano Zenoni. Evidentemente Di Carlo avrà i suoi buoni motivi per insistere su Pisanu. Così come è altrettanto evidente che Corradi avrà i suoi buoni motivi per stare con la Santarelli. Ecco: questi fatichiamo meno a capirli.

giovedì 6 settembre 2007

PARMA E' UNA REPUBBLICA BRESCIANA: GLI IMPERATORI ABBASSINO LA CRESTA.




Sopra, Adriano prima della malattia.
Sotto, Adriano all'acme del virus.
Che morbo ha contratto Adriano? Se lo domandano in tanti, sui giornali e alla televisione: "Perché quello sguardo triste?"; "Perché quelle borse sotto agli occhi?"; "E poi cos'è tutta 'sta fiacca?". Beh, provateci voi a organizzare ogni sera il carnevale di Rio nella vostra villa di Como per poi andare la mattina successiva alla Pinetina a fare gli esercizi coi birilli ideati al computer da Sinisa Mihajlovich. Provateci voi a riempire il giardino di donzelle desnude in pareo, tavole imbandite di champagne e amplificatori che sparano samba a tutta palla, sapendo che il giorno dopo sarete in via Durini a mangiare la pizza con Marco Branca, che vi spiegherà perché un direttore sportivo, oltre che un leader, può anche essere un amico con cui confidarsi. Eccolo il virus che lo sta lentamente abbattendo. Altro che saudade. Certo, se l'Imperatore gradisce, prendiamo volentieri noi il suo posto sul trono. Detto questo, la notizia è che Sua Maestosità Tommaso Ghiradi ha richiesto ufficialmente Adriano in prestito a Moratti. Questi, al pensiero dello stipendio dell'agente incaricato di seguire il brasileiro giorno e notte, ha subito fiutato l'affare. E' a quel punto, però, che, secco e irremovibile, è arrivato il no del giocatore: "A Parma non ci torno. O mi cedono a una grande squadra, o da qui io non mi muovo". E tutta la corte a rincuorarlo: "Sì, Adri, ovvio. Avevamo scherzato, non preoccuparti". Salvo poi escluderlo dalla lista dei 25 per la Champions League. Sono soddisfazioni. Il punto è questo. L'altro giorno Ghiradi ha dichiarato: "Adriano? Lo aspettiamo a braccia aperte a gennaio". No, presidente. Noi non lo aspettiamo a braccia aperte. Ovvio, se viene ci fa piacere. Ma certe cose uno se le deve meritare: la passeggiatina in via della Repubblica il lunedì mattina, la "carciofa" accompagnata dal lambrusco di Pepèn, la cena all'"Osteria del gesso" senza fotografi o inviate di Lucignolo all'uscita, la biciclettata in cittadella, la pennichella sull'erba della Pilotta. Forse a tutto questo Adriano preferisce il privè dell'Hollywood, i servizi di Studio Aperto sull'improvviso attacco di diarrea che gli ha impedito di concludere l'allenamento, le cene a casa della famiglia Zanetti, guardando le foto del mare e mangiando pasta in brodo. O almeno questa è l'impressione, vista l'arrogante prontezza del suo diniego. Insomma, se viene siamo pronti, ma non a braccia aperte. Certi rifiuti pesano. Capello, Toldo, Siviglia... la lista nera è sempre pronta per essere aggiornata. Adriano decida. Se torna, metta in valigia un tot di umiltà e orecchie basse, chiarendo magari certe frasi. A Parma si mangia. Per digerire, però, ci vuole la coscienza pulita. Cosa di cui il tortello di Carpenedolo dispone evidentemente in grande quantità; lo ha dimostrato al pranzo di lavoro a Milano col fighetta Marco Branca: le telecamere di Sky hanno inquadrato quest'ultimo all'uscita del ristorante, pallido e smunto, dopo due ore di colloquio. Ghirardi? "E' ancora agli antipasti" ha risposto. Mezza calza...

martedì 4 settembre 2007

T'AMO, PIO MUSLO



Passi per il rigore ingenuamente provocato da Coly; passi per il gol di Carrozzieri (Carrozzieri, signore e signori); passi per l'incolore agonismo di Paponi (vent'anni e non sentirli). Passi tutto quello che volete. Però, diciamocelo: quell'immagine di Muslimovic prima del fischio d'inizio, all'imbocco degli spogliatoi assieme agli ex compagni, è di quelle che fanno lacrimare. Ma soprattutto è di quelle che obbligano a ripercorrere le tappe della sua avventura, durata un solo misero anno, nel Parma. Con commozione mista a pietà.

Un uomo singolare, Zlatan Muslimovic. Lo stesso nome di Ibrahimovic, lo stesso numero di scarpe, la stessa passione per i gol. Fatti nel caso dello svedese, sbagliati nel caso del bosniaco.
Classe '81, il "Muslo" palesa già nei primi giorni di ritiro una certa introversione, che lo costringe a muovere i primi passi nel sodalizio crociato da emarginato. Al termine del primo allenamento, il pulmino guidato da Alessandro Melli che porta i giocatori all'albergo lo dimentica al cancello degli impianti sportivi. Allenatore e preparatori si accorgono dell'assenza soltanto al momento della cena, dopo aver fatto l'appello. I giorni successivi non vanno meglio. L'ex attaccante del Messina, per supplire alle difficoltà d'inserimento, finge spesso di parlare al cellulare pur non avendo nessuno dall'altra parte ad ascoltarlo. Bucci e Couto, giocatori anziani ed esperti, cercano di coinvolgerlo emotivamente, ma i rapporti più difficili Muslimovic li sconta con giovani come Cigarini e Dessena, i quali durante un'uscita serale per le vie di Vigo di Fassa lo scambiano per un funzionario del Comune chiedendogli lumi sulla discoteca più vicina. All'inizio del campionato, Zlatan opta per le scarpette bianche da fantasista. Ed in effetti le sue giocate solleticano non poco l'immaginazione dei tifosi, costretti ad inventarsi sempre nuovi insulti da rovesciargli addosso: c'è chi lo vedrebbe bene come bigliettaio presso l'Auditorium Toscanini, a due passi dallo stadio; c'è chi, con la scusa del decreto salva-calcio, gli consegnerebbe subito la casacca da steward per il controllo della sicurezza; altri, più prosaicamente, gli comminerebbero una diffida dall'ingresso in tutti gli stadi d'Italia, con obbligo di firma in questura. Passano i mesi e passa la voglia. Finché arriva la svolta. Le scarpette diventano nere. Ma soprattutto, sulla panchina del Parma approda Claudio Ranieri, che intuisce subito la posizione perfetta per Zlatan: centrale, dietro l'unica punta Budan. Coinvogliando tutto il gioco sulle fasce, Ranieri gli impedisce così di partecipare alla costruzione della manovra; ma al contempo lo coccola, lo fa sentire importante schierandolo titolare per tutta la seconda fase del torneo. "Mister, non mi passano mai la palla!"; "Vai che va bene, Muslo. Vedrai che arriva". Il finale è da brividi: la seconda rete stagionale giunge alla terz'ultima giornata, contro il Messina già retrocesso. Contro la sua ex squadra, Zlatan ritrova gol ed euforia. Una rete pesante che ripaga il bosniaco del triste epilogo nella sua avventura sullo Stretto. La terza perla si magnifica contro l'Empoli, con finta alla Maradona e destro imparabile all'angolo basso. E' l'addio. I commenti nella tifoseria si sprecano: "Non voglio più vederlo"; "Se lo tengono, vado a vivere a Reggio"; "Ridateci Milosevic"; "Dentro lui, fuori Fausto Tonna". Il ricordo più nitido e romantico è quello dell'attaccante che di fronte a Squizzi, in uscita spericolata dalla propria porta, rinuncia al pallonetto comodo e facile per uccellare il portiere con un dribbling stretto e sgusciante. Un attimo dopo, l'inciampo e la caduta a terra. Quel giorno, in un Bentegodi afoso e trepidante, Del Neri capì che quella gara non avrebbe riservato troppe emozioni, nè a lui nè alla difesa clivense. Diciamolo, però. Nella sua nullaggine, il vecchio Zlatan è il simbolo di un Parma grezzo, ingenuo e indifeso che l'anno scorso è riuscito a salvarsi pescando quell'arma di cui, forse, tante altre squadre erano sprovviste: il cu...ore. Ciao Muslo. Ah, dimenticavamo: "UU UU, BERGAMU'".

lunedì 27 agosto 2007

QUANDO C'ERA SILVIO



Ha fatto male Di Carlo. Ha fatto male a mandare a quel paese Silvio Baldini. Così come ha fatto male a dire al presidente del Catania "fossi in lei, uno così lo caccerei via". Ha fatto male, malissimo. E speriamo non lo stiano a sentire: avevamo già in tasca il nome della prima retrocessa.

sabato 25 agosto 2007

PREMIATA SALUMERIA GHIRARDI


Giovedì sera, la presentazione della squadra in piazza Garibaldi. Presente la crème, tra cui il sindaco Pietro Vignali, accolto da fischi e "buu" razzisti. Camillo Langone non pervenuto. Probabilmente in San Leonardo ad accendere un cero per Sandro Melli. Cinque minuti prima di salire sul palco non si trova il presidente. Era ancora a tavola, dalle Sorelle Picchi. "Chiamatemi soltanto quando tocca a me". Il discorso si prepara mangiando cappelletti e bevendo lambrusco. Quando arriva ha ancora il tovagliolo sporco di brodo addosso. Fernando Couto glielo fa notare. "Da domani ti alleni con la Beretti". L'arringa è trionfale. Il popolo applaude, gli lancia fiori e fette di culatello. Il presidente ha fame. Ha sempre fame. Da domenica, di gol. Provvederanno Budan e Reginaldo. Buon campionato, presidente.