martedì 4 settembre 2007

T'AMO, PIO MUSLO



Passi per il rigore ingenuamente provocato da Coly; passi per il gol di Carrozzieri (Carrozzieri, signore e signori); passi per l'incolore agonismo di Paponi (vent'anni e non sentirli). Passi tutto quello che volete. Però, diciamocelo: quell'immagine di Muslimovic prima del fischio d'inizio, all'imbocco degli spogliatoi assieme agli ex compagni, è di quelle che fanno lacrimare. Ma soprattutto è di quelle che obbligano a ripercorrere le tappe della sua avventura, durata un solo misero anno, nel Parma. Con commozione mista a pietà.

Un uomo singolare, Zlatan Muslimovic. Lo stesso nome di Ibrahimovic, lo stesso numero di scarpe, la stessa passione per i gol. Fatti nel caso dello svedese, sbagliati nel caso del bosniaco.
Classe '81, il "Muslo" palesa già nei primi giorni di ritiro una certa introversione, che lo costringe a muovere i primi passi nel sodalizio crociato da emarginato. Al termine del primo allenamento, il pulmino guidato da Alessandro Melli che porta i giocatori all'albergo lo dimentica al cancello degli impianti sportivi. Allenatore e preparatori si accorgono dell'assenza soltanto al momento della cena, dopo aver fatto l'appello. I giorni successivi non vanno meglio. L'ex attaccante del Messina, per supplire alle difficoltà d'inserimento, finge spesso di parlare al cellulare pur non avendo nessuno dall'altra parte ad ascoltarlo. Bucci e Couto, giocatori anziani ed esperti, cercano di coinvolgerlo emotivamente, ma i rapporti più difficili Muslimovic li sconta con giovani come Cigarini e Dessena, i quali durante un'uscita serale per le vie di Vigo di Fassa lo scambiano per un funzionario del Comune chiedendogli lumi sulla discoteca più vicina. All'inizio del campionato, Zlatan opta per le scarpette bianche da fantasista. Ed in effetti le sue giocate solleticano non poco l'immaginazione dei tifosi, costretti ad inventarsi sempre nuovi insulti da rovesciargli addosso: c'è chi lo vedrebbe bene come bigliettaio presso l'Auditorium Toscanini, a due passi dallo stadio; c'è chi, con la scusa del decreto salva-calcio, gli consegnerebbe subito la casacca da steward per il controllo della sicurezza; altri, più prosaicamente, gli comminerebbero una diffida dall'ingresso in tutti gli stadi d'Italia, con obbligo di firma in questura. Passano i mesi e passa la voglia. Finché arriva la svolta. Le scarpette diventano nere. Ma soprattutto, sulla panchina del Parma approda Claudio Ranieri, che intuisce subito la posizione perfetta per Zlatan: centrale, dietro l'unica punta Budan. Coinvogliando tutto il gioco sulle fasce, Ranieri gli impedisce così di partecipare alla costruzione della manovra; ma al contempo lo coccola, lo fa sentire importante schierandolo titolare per tutta la seconda fase del torneo. "Mister, non mi passano mai la palla!"; "Vai che va bene, Muslo. Vedrai che arriva". Il finale è da brividi: la seconda rete stagionale giunge alla terz'ultima giornata, contro il Messina già retrocesso. Contro la sua ex squadra, Zlatan ritrova gol ed euforia. Una rete pesante che ripaga il bosniaco del triste epilogo nella sua avventura sullo Stretto. La terza perla si magnifica contro l'Empoli, con finta alla Maradona e destro imparabile all'angolo basso. E' l'addio. I commenti nella tifoseria si sprecano: "Non voglio più vederlo"; "Se lo tengono, vado a vivere a Reggio"; "Ridateci Milosevic"; "Dentro lui, fuori Fausto Tonna". Il ricordo più nitido e romantico è quello dell'attaccante che di fronte a Squizzi, in uscita spericolata dalla propria porta, rinuncia al pallonetto comodo e facile per uccellare il portiere con un dribbling stretto e sgusciante. Un attimo dopo, l'inciampo e la caduta a terra. Quel giorno, in un Bentegodi afoso e trepidante, Del Neri capì che quella gara non avrebbe riservato troppe emozioni, nè a lui nè alla difesa clivense. Diciamolo, però. Nella sua nullaggine, il vecchio Zlatan è il simbolo di un Parma grezzo, ingenuo e indifeso che l'anno scorso è riuscito a salvarsi pescando quell'arma di cui, forse, tante altre squadre erano sprovviste: il cu...ore. Ciao Muslo. Ah, dimenticavamo: "UU UU, BERGAMU'".

1 commento:

Sanguemarcio ha detto...

Spettacolare.... Lunga vita alla Salumeria!!!!