venerdì 28 settembre 2007

MEGLIO DI LUI SOLO CHIARI


Si è beccato 10mila euro di multa. Furto con scasso? Rapina in banca? Macché. Walter Novellino è stato beccato mentre s'intrufolava negli spogliatoi del Tardini nascosto dentro alla cesta della biancheria. Un genio. Per riuscire a parlare coi giocatori prima della gara, essendo squalificato, il buon Walter ha visto bene di replicare le gesta del ginnasta dagli occhi a mandorla di "Ocean's Eleven". Andandosi a ficcare di soppiatto fra gli asciugamani bagnati e gli indumenti da lavare.
La motivazione del giudice spiega che il diabolico tecnico granata si era "introdotto, pur essendo squalificato e in violazione del divieto di cui all'art. 22 comma 7 CGS, prima dell'inizio della gara, nello spogliatoio riservato alla propria squadra, permanendovi nel corso del primo tempo e uscendone nell'intervallo, presumibilmente nascosto in un voluminoso contenitore utilizzato dal magazziniere per il trasporto degli indumenti di gioco dei calciatori". Immagini da "Pallottola spuntata", tanto per intenderci. Pensate il povero Novellino rannicchiato su sè stesso, in mezzo ai panni fradici, tra un paio di calzettoni sporchi di Budan e una canottiera della salute di Sandro Melli, mentre pensa a cosa dire ai suoi ragazzi per caricarli. Averceli di allenatori così. Per ciò, se tanti lo derideranno e prenderanno a pesci in faccia, noi sotto sotto gli diamo un buffetto. Perché resta l'idea romantica, da film di James Bond. Certo che farsi cogliere in flagrante è stato proprio sciocco. Sì, insomma, un errore da novellini.

giovedì 27 settembre 2007

TORO MATATO

Questo post è dedicato a Simone Barone, "modello" di attaccamento alla maglia e rispetto per la fede dei propri tifosi.

Il presidente ha goduto, come un bebè cosparso di borotalco. La prima vittoria in campionato non se la scorderà facilmente, per di più contro il Toro degli ex (a proposito, un Grella rinato).
Ad ogni modo, sua altezza ha apprezzato lo sforzo dei ragazzi e subito dopo la partita li ha voluti portare dalle Picchi per festeggiare davanti a un po' di culatello. Trascinato dall'atmosfera goliardica, il presidente ha cominciato a dare l'attacco ai cori della tavolata: da "E Valenza teron" a "Stefano Tanzi salta con noi", passando per il "25 aprile" e un "Portaci del grana, oh Rosina portaci del grana", sua Tommasità è stato il vero mattatore della serata. Il meglio è arrivato intorno all'una quando, con le saracinesche del locale oramai abbassate e i camerieri a implorare la richiesta del conto, il presidente ha sfidato Reginaldo in una samba sui tavoli: al terzo passo, sua altezza è crollato al suolo rovinando addosso ad un Fernando Couto completamente ciucco. Caricato di peso in macchina, Ghirardi si è ripreso soltanto sulla porta di casa, sorretto dal tecnico Di Carlo e dal figliol prodigo Tombesi.
All'allenamento successivo i giocatori si sono presentati con le borse sotto gli occhi e un mal di testa lancinante. Il presidente era in giacca e cravatta, con la barba e le basette fresche di taglio. "Fighette, domenica se vincete si va ai Tri Siochett".

martedì 18 settembre 2007

SAN BERNARDO


Evidentemente Di Carlo avrà i suoi buoni motivi per lasciare fuori Morfeo per più di metà gara. Evidentemente Di Carlo avrà i suoi buoni motivi per dare fiducia sulla fascia a Damiano Zenoni. Evidentemente Di Carlo avrà i suoi buoni motivi per insistere su Pisanu. Così come è altrettanto evidente che Corradi avrà i suoi buoni motivi per stare con la Santarelli. Ecco: questi fatichiamo meno a capirli.

giovedì 6 settembre 2007

PARMA E' UNA REPUBBLICA BRESCIANA: GLI IMPERATORI ABBASSINO LA CRESTA.




Sopra, Adriano prima della malattia.
Sotto, Adriano all'acme del virus.
Che morbo ha contratto Adriano? Se lo domandano in tanti, sui giornali e alla televisione: "Perché quello sguardo triste?"; "Perché quelle borse sotto agli occhi?"; "E poi cos'è tutta 'sta fiacca?". Beh, provateci voi a organizzare ogni sera il carnevale di Rio nella vostra villa di Como per poi andare la mattina successiva alla Pinetina a fare gli esercizi coi birilli ideati al computer da Sinisa Mihajlovich. Provateci voi a riempire il giardino di donzelle desnude in pareo, tavole imbandite di champagne e amplificatori che sparano samba a tutta palla, sapendo che il giorno dopo sarete in via Durini a mangiare la pizza con Marco Branca, che vi spiegherà perché un direttore sportivo, oltre che un leader, può anche essere un amico con cui confidarsi. Eccolo il virus che lo sta lentamente abbattendo. Altro che saudade. Certo, se l'Imperatore gradisce, prendiamo volentieri noi il suo posto sul trono. Detto questo, la notizia è che Sua Maestosità Tommaso Ghiradi ha richiesto ufficialmente Adriano in prestito a Moratti. Questi, al pensiero dello stipendio dell'agente incaricato di seguire il brasileiro giorno e notte, ha subito fiutato l'affare. E' a quel punto, però, che, secco e irremovibile, è arrivato il no del giocatore: "A Parma non ci torno. O mi cedono a una grande squadra, o da qui io non mi muovo". E tutta la corte a rincuorarlo: "Sì, Adri, ovvio. Avevamo scherzato, non preoccuparti". Salvo poi escluderlo dalla lista dei 25 per la Champions League. Sono soddisfazioni. Il punto è questo. L'altro giorno Ghiradi ha dichiarato: "Adriano? Lo aspettiamo a braccia aperte a gennaio". No, presidente. Noi non lo aspettiamo a braccia aperte. Ovvio, se viene ci fa piacere. Ma certe cose uno se le deve meritare: la passeggiatina in via della Repubblica il lunedì mattina, la "carciofa" accompagnata dal lambrusco di Pepèn, la cena all'"Osteria del gesso" senza fotografi o inviate di Lucignolo all'uscita, la biciclettata in cittadella, la pennichella sull'erba della Pilotta. Forse a tutto questo Adriano preferisce il privè dell'Hollywood, i servizi di Studio Aperto sull'improvviso attacco di diarrea che gli ha impedito di concludere l'allenamento, le cene a casa della famiglia Zanetti, guardando le foto del mare e mangiando pasta in brodo. O almeno questa è l'impressione, vista l'arrogante prontezza del suo diniego. Insomma, se viene siamo pronti, ma non a braccia aperte. Certi rifiuti pesano. Capello, Toldo, Siviglia... la lista nera è sempre pronta per essere aggiornata. Adriano decida. Se torna, metta in valigia un tot di umiltà e orecchie basse, chiarendo magari certe frasi. A Parma si mangia. Per digerire, però, ci vuole la coscienza pulita. Cosa di cui il tortello di Carpenedolo dispone evidentemente in grande quantità; lo ha dimostrato al pranzo di lavoro a Milano col fighetta Marco Branca: le telecamere di Sky hanno inquadrato quest'ultimo all'uscita del ristorante, pallido e smunto, dopo due ore di colloquio. Ghirardi? "E' ancora agli antipasti" ha risposto. Mezza calza...

martedì 4 settembre 2007

T'AMO, PIO MUSLO



Passi per il rigore ingenuamente provocato da Coly; passi per il gol di Carrozzieri (Carrozzieri, signore e signori); passi per l'incolore agonismo di Paponi (vent'anni e non sentirli). Passi tutto quello che volete. Però, diciamocelo: quell'immagine di Muslimovic prima del fischio d'inizio, all'imbocco degli spogliatoi assieme agli ex compagni, è di quelle che fanno lacrimare. Ma soprattutto è di quelle che obbligano a ripercorrere le tappe della sua avventura, durata un solo misero anno, nel Parma. Con commozione mista a pietà.

Un uomo singolare, Zlatan Muslimovic. Lo stesso nome di Ibrahimovic, lo stesso numero di scarpe, la stessa passione per i gol. Fatti nel caso dello svedese, sbagliati nel caso del bosniaco.
Classe '81, il "Muslo" palesa già nei primi giorni di ritiro una certa introversione, che lo costringe a muovere i primi passi nel sodalizio crociato da emarginato. Al termine del primo allenamento, il pulmino guidato da Alessandro Melli che porta i giocatori all'albergo lo dimentica al cancello degli impianti sportivi. Allenatore e preparatori si accorgono dell'assenza soltanto al momento della cena, dopo aver fatto l'appello. I giorni successivi non vanno meglio. L'ex attaccante del Messina, per supplire alle difficoltà d'inserimento, finge spesso di parlare al cellulare pur non avendo nessuno dall'altra parte ad ascoltarlo. Bucci e Couto, giocatori anziani ed esperti, cercano di coinvolgerlo emotivamente, ma i rapporti più difficili Muslimovic li sconta con giovani come Cigarini e Dessena, i quali durante un'uscita serale per le vie di Vigo di Fassa lo scambiano per un funzionario del Comune chiedendogli lumi sulla discoteca più vicina. All'inizio del campionato, Zlatan opta per le scarpette bianche da fantasista. Ed in effetti le sue giocate solleticano non poco l'immaginazione dei tifosi, costretti ad inventarsi sempre nuovi insulti da rovesciargli addosso: c'è chi lo vedrebbe bene come bigliettaio presso l'Auditorium Toscanini, a due passi dallo stadio; c'è chi, con la scusa del decreto salva-calcio, gli consegnerebbe subito la casacca da steward per il controllo della sicurezza; altri, più prosaicamente, gli comminerebbero una diffida dall'ingresso in tutti gli stadi d'Italia, con obbligo di firma in questura. Passano i mesi e passa la voglia. Finché arriva la svolta. Le scarpette diventano nere. Ma soprattutto, sulla panchina del Parma approda Claudio Ranieri, che intuisce subito la posizione perfetta per Zlatan: centrale, dietro l'unica punta Budan. Coinvogliando tutto il gioco sulle fasce, Ranieri gli impedisce così di partecipare alla costruzione della manovra; ma al contempo lo coccola, lo fa sentire importante schierandolo titolare per tutta la seconda fase del torneo. "Mister, non mi passano mai la palla!"; "Vai che va bene, Muslo. Vedrai che arriva". Il finale è da brividi: la seconda rete stagionale giunge alla terz'ultima giornata, contro il Messina già retrocesso. Contro la sua ex squadra, Zlatan ritrova gol ed euforia. Una rete pesante che ripaga il bosniaco del triste epilogo nella sua avventura sullo Stretto. La terza perla si magnifica contro l'Empoli, con finta alla Maradona e destro imparabile all'angolo basso. E' l'addio. I commenti nella tifoseria si sprecano: "Non voglio più vederlo"; "Se lo tengono, vado a vivere a Reggio"; "Ridateci Milosevic"; "Dentro lui, fuori Fausto Tonna". Il ricordo più nitido e romantico è quello dell'attaccante che di fronte a Squizzi, in uscita spericolata dalla propria porta, rinuncia al pallonetto comodo e facile per uccellare il portiere con un dribbling stretto e sgusciante. Un attimo dopo, l'inciampo e la caduta a terra. Quel giorno, in un Bentegodi afoso e trepidante, Del Neri capì che quella gara non avrebbe riservato troppe emozioni, nè a lui nè alla difesa clivense. Diciamolo, però. Nella sua nullaggine, il vecchio Zlatan è il simbolo di un Parma grezzo, ingenuo e indifeso che l'anno scorso è riuscito a salvarsi pescando quell'arma di cui, forse, tante altre squadre erano sprovviste: il cu...ore. Ciao Muslo. Ah, dimenticavamo: "UU UU, BERGAMU'".