venerdì 14 dicembre 2007

CROCIATI SI NASCE


"Mettiamoci una croce sopra". Lo diceva, eccome se lo diceva, il cavalier Tanzi. Lo annunciava al fido Tonna, lo spiegava ai consiglieri, lo ripeteva a sé stesso durante le notti insonni: "Forza, mettiamoci una croce sopra". Peccato si riferisse al buco di bilancio dell'azienda di famiglia. In anni di presidenza, trionfi, soddisfazioni, coppe, non aveva capito, il cavaliere, che su una cosa sola avrebbe dovuto mettere la croce sopra: la maglia del Parma. Il gesto che mancava nel suo curriculum di patròn. Il gesto che avrebbe, forse, contribuito ad abbattere quella barriera che ha sempre fatto, di lui, un "parmense" anziché un "parmigiano". Non lo fece (in compenso, però, fece di peggio). Alimentando così i rimpianti nostri. Di noi che, come scrive in "Una squadra e la sua gente" Fabio Cola, in quella croce vediamo "il marchio distintivo di una squadra fiera, riconoscibile ovunque, unica ... il simbolo della nostra storia più remota". La prima pietra la scaglia proprio Cola, in uno degli ultimi capitoli del libro. Con commozione: "La maglia è stata cambiata prima della promozione in A. Quindi, nessuna coppa è stata vinta indossandola. Si è detto che la proprietà non la voleva, che non portava bene, che era roba vecchia, si è ipotizzato di tutto". Il secondo sasso lo lancia, invece, il vate di via Farini. E' il 10 gennaio 2004 quando, sulle colonne del Foglio, Don Camillo Langone proclama, già nel titolo, l'anatema: "Il vero scandalo non è il crac di Tanzi, ma la maglia del Parma senza croce". Boom. Poi, con la solita sobrietà: "Calisto Tanzi peggio di Adel Smith. Il maomettano di Ofena ha cercato di togliere la croce a una classe scolastica e a una stanza d'ospedale, poche decine di persone in tutto. Il cattolico di Collecchio ha strappato la croce alla gloriosa maglia del Parma Calcio, decine di migliaia di sostenitori e milioni di telespettatori. I tifosi raccolti in Settore Crociato combattono da dieci anni una battaglia per il ritorno alle origini". Il vate (o water, a secondo dei gusti) cita con abbondanza le doglianze degli amici della Nord: "La maglia Crociata è stata ed è qualcosa di unico nel panorama del calcio mondiale. Spesso, molto spesso, è stata ed è ammirata e invidiata dagli appassionati di questo sport, dai collezionisti e pure dai sostenitori delle altre squadre. Fatichiamo a comprendere le ragioni che hanno indotto l'attuale proprietà a ripudiarla". Don Camillo cala la risposta: "Glielo spiego io: gli uomini di marketing hanno detto a Tanzi che una croce nera in campo bianco è troppo carica di significati extra-lattieri ... e che insomma un marchio planetario si vende assai meglio appiccicandolo sopra un insulso gialloblù. Detto e fatto. Consola che la giustizia non sia sempre dell'altro mondo". Amen. O, meglio, requiem. Allora. Perché, oggi, quel sommo principio estetico ha ripreso a splendere. Per la gioia nostra. Del Settore Crociato. E anche del vate. Che, lo speriamo (o temiamo), domani sarà in via Pisacane, sull'autobus storico che la Tep ha concesso, come spazio per esporre cimeli e immagini video della storia del Parma, proprio al Settore Crociato, degno e legittimo sacerdote della celebrazione. Sì, perché il giorno dopo, domenica, il Parma compie 94 anni. Scrive Gian Franco Bellè in "Parma, 50 anni di sport e di successi", che il Parma Football Club nasce assorbendo la società "Verdi" il 16 dicembre 1913: "Viene inaugurata la nuova divisa sociale: maglia bianca e croce nera sul petto". Fu questo l'inizio. Motivo per cui, parafrasando Totò (e con buona pace dell'italiano), possiamo affermare, con fierezza e orgoglio: "Crociati si nasce. E noi, modestamente, lo nacquimo".

1 commento:

Unknown ha detto...

La maglia crociata porta sfiga, difatti rimettendola si scende il serie B. Sarà storia, ma cinqueantennale in serie minori. Il mondo, l'europa ricorda il parma a striscie gialloblu. Rivolgliamo quella maglia (che oltretutto non porta sfiga)