lunedì 28 gennaio 2008

VOLEVO FARE IL BALLERINO


E' arrivato alla presentazione della squadra in piazza Garibaldi ballando una samba brasiliana. Di questo passo, se ne andrà intonando un fado di Amalia Rodrigues. Ieri, la frecciatina gli è arrivata direttamente da Di Carlo: "Il Parma ha fatto la sua prestazione di carattere, di grande grinta, e alla fine avremmo potuto portare a casa persino i tre punti, perché Reginaldo, per un centimetro, non è riuscito a segnare un gol che sarebbe stato pesantissimo". Noi, al di là di tutto, siamo fiduciosi: quel "per un centimetro" ci ricorda tanto i tempi in cui eravamo soliti dire "di 10 metri".

mercoledì 23 gennaio 2008

LUCI A SAN SIRO


Cristiano Lucarelli, dopo la doccia fredda di domenica sera, ha dichiarato: "Sono arrabbiato, e credo di esserlo a giusta ragione, ma mi limito a fare una riflessione e mi chiedo cosa sarebbe successo a parti invertite…". Siamo onesti: non sarebbe successo nulla di diverso. Solo, l'arbitro sarebbe tornato a casa con tre ore di ritardo. Dopo essere stato chiuso a chiave negli spogliatoi.

martedì 22 gennaio 2008

COLPO GROSSO A MILANO


Non vogliamo commentare i fatti di domenica sera. A due giorni di distanza, ancora fatichiamo a digerirli. Preferiamo concentrarci su quanto detto dal nostro Adorato a Controcampo subito dopo la gara: "Agli arbitri, per carità, capita di sbagliare: sono giovani. Anch'io sono giovane e devo fare esperienza. Non sono bravo come Galliani, Lotito, Moratti...". Subito abbiamo pensato a una battuta. Ma constatata l'assenza d'ironia, ci troviamo obbligati a trasmettere a Sua Circonferenza un messaggio. "Caro presidente, se ne faccia un vanto, di non essere bravo come i personaggi appena citati. Se lo fosse, avrebbe a suo carico una condanna in secondo grado della Corte Federale a una inibizione di 9 mesi (ridotta poi a 5 con l'aggiunta di una multa dall'Arbitrato del Coni), una a 30 (ridotta poi a 4) e un rinvio a giudizio per falso in bilancio".

domenica 20 gennaio 2008

ALLARME ROSSO


Blindato nella sua prigione dorata a Donetsk: così appariva il buon Cristiano sul finire dell'anno appena trascorso, a pochi giorni dai bagordi di San Silvestro. "Il presidente del Torino ha fatto la sua offerta e ha già incassato la volontà del giocatore", scriveva Gianluca Oddenino sulla Stampa del 29 dicembre 2007. "Vengo per riscattarmi e conquistare gli Europei", il virgolettato attribuito all'attaccante, corroborato dalle parole del procuratore Pallavicino: "Uno spiraglio c'è". Ama scherzare, Lucarelli. "Tenetevi il miliardo" fu il cavallo di battaglia in sella al quale celebro' anni fa il ritorno nella natìa Livorno. "Il miliardo datemelo" quello con cui si potrebbe accompagnare oggi il suo sbarco in Emilia. Sì, perché il nostro Adorato di soldi ne ha scuciti, e parecchi, per acquisire a titolo definitivo il bomber-editore: circa 5,7 milioni di euro. La metà di quanti ne avrebbe dovuti sborsare per ottenere il cartellino di Giuseppe Rossi. Il che, considerata l'età di Lucarelli (non esattamente un virgulto) potrebbe far pensare ad un investimento rischioso. Coraggioso, affascinante, romantico. Ma rischioso. Questi sono però ragionamenti di pragmatica da riporre nel cassetto, perché la verità è che quando Sua Circonferenza è contento, lo siamo pure noi. E vederlo sorridere, come un bebé solleticato ai piedi dalle abili mani materne, alla conferenza stampa di presentazione del bomber, ci ha scaldato il cuore. Certo, Lucarelli ama scherzare. E chissà quanto saranno pesati, nella scelta di tornare in Italia, calcoli di tipo esclusivamente personale: come quelli legati alla maglia azzurra, ad esempio, le cui porte si sono spalancatate con l'arrivo in panchina del ct Donadoni. E allora gli diamo il benvenuto con trasporto, intonando la nostra felicità a quella di Ghirardeau, ma anche con una certa pacatezza. Ansiosi di vedere quali strategie il buon Cristiano adotterà per conquistare la fiducia nostra e della città (quella di don Luciano Scaccaglia se l'è già da tempo meritata). E trepidanti nell'attesa di capire se il vero Lucarelli è quello amabile ed entusiasta visto alla presentazione al Tardini, traboccante di sincera emozione, o quello dalle posizioni un po' fru-fru immortalato da Francesco Verderami sul Corriere della Sera per voce dei portuali di Livorno, chiamati a svolgere il servizio d'ordine al congresso della Quercia di Firenza dell'aprile 2007. Fu, quello, il giorno dell'accoglienza trionfale a Berlusconi, ospite d'onore dell'allegra adunata del centro-sinistra: "Si compri il Livorno così andremo in Champions League" gli urlarono adoranti. E lui: "Ma come faccio? Voi avete Lucarelli...". Intuita l'allusione alle tendenze politiche di sinistra del centravanti, vero leader della curva, lo salutarono così: "Non si preoccupi. Quelle di Cristiano sono solo battute".

domenica 13 gennaio 2008

CAPITANO, OH MIO CAPITANO


"Sono orgoglioso di essere il capitano. Sono a Parma e ci resterò, perché i capitani sono gli ultimi a lasciare la nave, non certo i primi". Adrian Mutu nel ritiro di Morgex La Salle, luglio 2003.
La cessione di Adrian Mutu al Chelsea è stata voluta in primis dal giocatore rumeno. A spiegarlo è stata la stessa società gialloblù attraverso le parole del direttore sportivo Doriano Tosi, che ha rivelato: "Il nostro intento era quello di trattenere Adrian, ma di fronte alla sua volontà di andare al Chelsea non abbiamo avuto altra scelta. D'altra parte la nostra politica è quella di tenere i giocatori soltanto a patto che desiderino restare". Corriere dello Sport, 11 agosto 2003.

Oggi, al Tardini, Adrian Mutu ci ha invitati a tacere. Lo ringraziamo e accogliamo con slancio l'invito. Lasciando che a parlare siano i fatti. I quali, ancora adesso, ci lasciano - quelli sì -ammutoliti. Più dei suoi colpi di testa. Più dei suoi calci di rigore.

sabato 12 gennaio 2008

martedì 8 gennaio 2008

LA POSTA DEL PRESIDENTE - "MAL D'AFRICA"


Il 5 gennaio è apparso sul sito del Parma un comunicato toccante: "Ho deciso di rinunciare alla Coppa d’Africa. Due o tre giorni fa ho parlato con l’allenatore della Nazionale e gli ho comunicato questa scelta definitiva: siccome gli impegni sono tanti ho deciso di pensare a cosa fosse meglio per me stesso e per il mio futuro, dato anche che sono a scadenza di contratto. E’ stato difficile per me... Ho dato tanto alla Nazionale e tutti si aspettavano che giocassi la mia ultima Coppa d’Africa: per tutti è stata una sorpresa, ma io ho voluto fare questa scelta per me stesso, anche perchè fisicamente è un impegno non da poco". A parlare, con toni maturi e pacati, è il terzino destro Ferdinand Coly, uno che da diverso tempo a questo parte veste con onore la casacca crociata. Stando a queste poche righe, la decisione appare presa con grande serenità e coscienza di sé. Vi facciamo leggere, in anteprima, la lettera che sua Circonferenza ha fatto pervenire al difensore senegalese poco prima che questi rinunciasse alla Coppa.


Caro Ferdinand,
ti scrivo queste righe seduto alla scrivania del mio ufficio personale del Tardini, con affetto e sincerità paterni e per nulla intenzionato a metterti pressione. Nella mano destra, la penna. In quella sinistra, il tuo contratto con noi. Ah, non lo avevo notato: scade a giugno. Comunque. Vuoi andare? Vai. Ti conosciamo bene e sappiamo quanto tu ci tenga ad indossare la maglia del tuo paese in un torneo così prestigioso come la Coppa d’Africa. Insisto: vai, non farti problemi. Noi ce la sapremo cavare. Davvero. Non pensare di causarci imbarazzi, con una decisione simile. Abbiamo alternative valide sulla fascia destra: c’è Zenoni, ad esempio. C’è ... vabbè ora gli altri non mi vengono in mente. Ma questo non ha nulla a che fare con la tua scelta. Del resto, non devi nemmeno sentirti in obbligo nei confronti del Parma. Certo, quando sei stato acquistato languivi in serie B in una squadra che non ti valorizzava. In alcuni stadi venivi addirittura fischiato. Come successe a Verona: all’epoca la tua reazione - volevi salire in tribuna a picchiarli - dimostrò quanto l’ambiente di Perugia t’infondesse serenità ed equilibrio. Poi, il primo anno qui in Emilia. L'elegante leggerezza del clima ducale. Quanti ricordi... Nessuno ti voleva: tanti errori, troppi peccati veniali, scarsa sicurezza. “Colite”, così ti avevano ribattezzato i ragazzi della curva. Ora sei un mezzo baluardo, ma all’epoca nessuno avrebbe puntato 1 euro sulla tua permanenza. Comunque, se vuoi andare, vai. Non saremo certo noi a prendercela. Siamo abituati ad aspettare chi resta fuori, si tratti d’incombenze con le nazionali o d’infortuni. Guarda Budan, ad esempio: si è fatto male e dopo una settimana avevamo già il sostituto. O Morfeo: ha fatto il po’ il birichino e il giorno successivo il nuovo fantasista era già Gasbarroni. Insomma, mi metto nei tuoi panni e penso: “Perché preoccuparsi?”. Ora ti devo lasciare, ho un appuntamento con un paio di dirigenti di squadre di A. Sai, ci stiamo muovendo per rinforzare la rosa. A proposito, stamattina, a colazione, Zamagna mi ha parlato di una vecchia conoscenza dell’ambiente, Aimo Diana, disposto a lasciare Palermo per tornare da noi: sai mica in che fascia gioca, per caso? Vabbè, lo chiederò al diretto interessato domani sera a cena. Ma questi sono altri discorsi. Divertiti in Africa. E, mi raccomando, prima di entrare in campo, bagnati la testa.
Tuo,

Tommaso Ghirardi

sabato 5 gennaio 2008

DI PADRE IN FIGLIO


Mercoledì 21 giugno 2006 il Giornale di Maurizio Belpietro - di recente sostituito sulla poltrona di direttore dal "sobrio" ed "equidistante" Mario Giordano - proclamava: "Ieri sera la Sampdoria ha rilevato l'intero cartellino di Bonazzoli per una cifra vicina ai 7 milioni di euro. Al Parma sono andati 1,5 milioni di euro e Vitalij Kutuzov". La minaccia stava in quelle tre parole finali: "E Vitalij Kutuzov". Ben presto fu chiaro a tutti come quella che era sembrata una banale notizia di calcio-mercato, celasse in realtà il profilo di una condanna. Un cognome prestigioso, Kutuzov. Così si chiamava il generale russo che nel 1812 bloccò l'esercito napoleonico, penetrato nelle gelide terre dell'est-europeo per sottometterle al dominio transalpino. Vitalij, invece, nel suo intenso anno crociato, non è riuscito a fermare nulla. Nemmeno la trippa che costringeva i magazzinieri a rifornirlo di taglie sempre più grandi, di settimana in settimana, di partita in partita. Di lui non si hanno memorie. Il suo passaggio a Parma potrebbe essere ricordato tanto quanto quello di una giovane coppia di sposini colornesi in luna di miele. Cerchi sui giornali e non trovi niente: un'intervista, una dichiarazione di propositi ad inizio stagione, nulla. L'unico reperto sono le firme sulle fatture del supermercato del Centro Barilla: ogni mercoledì Vitalij vi andava a fare la spesa. Per lui si chiudevano le saracinesche e si apriva l'intero magazzino. Una volta, reduce dall'allenamento pomeridiano, acquistò 30 chili di tortelli d'erbetta. "Domani sera teniamo aperto fino alle 21" gli annunciarono trionfali. E lui: "Perfetto. Con questi arrivo giusto al pranzo". In ritiro, Stefano Pioli aveva deciso di puntare tutto su di lui: quando qualcuno sbagliava, la colpa era subito sua. "Vitalijjjjjjjj" echeggiava nella valle di Vigo di Fassa. E lui giù a ridere. Con quella tipica espressione da bebè appena cosparso di borotalco. Il suo gioco preferito, terminate le sedute, era colpire le traverse su punizione. Restava lì ore, anche quando il pullmino dei compagni guidato da Sandro Melli rientrava all'albergo. Fattosi ormai buio, una sera, non riuscendo a colpire il legno, si fece accendere i riflettori dal custode degli impianti. Lo recuperarono il giorno dopo in ospedale: dei tifosi della Sampdoria, ospiti nel ritiro blucerchiato a pochi chilometri di distanza, passeggiando lì vicino lo avevano scambiato per Vitalij Kutuzov. Realizzato che era proprio lui, si erano messi a intonargli cori di sfida. Colpita finalmente la traversa, la tigre bielorussa era corsa delirante sotto la piccola tribuna per il meritato sfogo. Poco avvezza a scatti simili, erano bastati 50 metri per stramazzare al suolo. La notte stessa, il ricovero. In campionato, Vitalij colleziona la miseria di 9 presenze. Nessuna rete. In compenso, tanto trattamento di palla. Va detto: coi piedi, da fermo, il Nostro ci sapeva fare. A volte, c'infilava pure la serpentina. Nel suo piccolo regalava certezze: come quella, ad esempio, che da un suo piede non sarebbe potuto nascere nulla di buono. Ranieri ci rinunciò da subito. Quando lo vide per la prima volta, l'ex tecnico del Valencia si trovava al ristorante. Fuori. Dentro, Vitalij circondato dagli chef e seduto al tavolo centrale: si era presentato come recensore della Slow Food, in procinto di pubblicare la nuova guida annuale. Il titolare aveva fatto chiudere il locale. Sul finire dell'anno, nella mal riposta speranza di recuperarlo, sua Circonferenza lo aveva iscritto ad un corso di italiano assieme a Muslimovic. Indimenticabile la sua consegna del compito finale all'esame: iniziata a mezzogiorno e mezzo la prova a causa di un ritardo del professore, dopo dieci minuti Vitalij aveva già consegnato il foglio. In bianco. Doveva andare dalle Picchi a ritirare le lasagne al forno. La sua fine resta scolpita nell'ansa del 18 luglio delle ore 12:53: "L’attaccante bielorusso del Parma Vitalij Kutuzov è andato in prestito al Pisa. Il giocatore è stato ceduto sino al 30 giugno 2008 al club toscano con diritto di opzione per la compartecipazione. Kutuzov, 27 anni, ha già giocato in Italia con Milan, Avellino e Sampdoria". Quando l'interessamento dei toscani è diventato ufficiale, sua Tommasità era in lacrime dalla commozione. Alla firma, era ancora lì a stropicciarsi gli occhi. Tornerà a giugno, Vitalij. Quello che nessuno sa è che c'è ancora un Kutuzov all'interno del Parma Calcio. E' il figlio (nella foto al centro in una recente esibizione al Tardini): agile, scattante, mangia solo una barretta di Kinder cereali a pranzo e una pizza a cena ed è il più sveglio della categoria. O così almeno lo dipinge la dirigenza. Sì, perché a ben guardare, di grosse differenze rispetto al genitore non se ne notano. Se sua Tommasità parla bene il linguaggio del corpo, sul latino, evidentemente, deve ancora migliorare. Forse non sa che tali pater...

giovedì 3 gennaio 2008

SALVATE IL SOLDATO GEDEONE


Un "rincalzo" doc. Di quelli sempre pronti, quando la chiamata arriva, a dare una mano alla causa. A sacrificarsi in silenzio. Con umiltà. Oddio, silenzio tombale proprio no. Ma quasi. Siamo stati abituati a vederlo parlare poco, Gedeone Carmignani. Poco e bene. Come il 9 aprile del 2002, quando, dopo la vittoria con l'Udinese, il Parma, naufragato ad inizio stagione nelle acque basse e gelide della lotta salvezza, cominciava a pregustare la dolce risalita in superficie, o quanto meno il galleggiamento. E lui: "Non mi piace l'atmosfera che sta girando intorno a noi in questi giorni. Ho letto che il campionato è ormai in discesa, che siamo salvi. Il campionato è ancora in salita. Se sbagliamo una partita fra le quattro che ci mancano rischiamo di ritornare nel fango". Era stato scelto a novembre del 2001, per sostituire l'indimenticabile Daniel Passarella (messo alla porta dopo l'ottimo bilancio di zero punti in 5 gare). La società aveva - alla buon'ora - scelto bene. Dopo i voli oltre oceano, gli arrampicamenti sugli specchi, le innumerevoli piste di mercato sondate. L'oggetto del desiderio - in questo caso, un allenatore "vero" - ce l'aveva in casa. Sotto gli occhi. Ma non se n'era accorta. Come il prefetto parigino della "Lettera rubata" di Edgar Allan Poe, monsieur G., che s'affanna in dispendiose ricerche pur avendo sotto il naso il prezioso e ambito documento. Gedeone ripaga tutto e tutti: salva la squadra e, dulcis in fundo, ci piazza pure la coppa Italia, sollevata al Tardini dopo aver sconfitto nella gara di ritorno la Signora. Sceneggiatura impeccabile. Da Oscar. Nel 2004, stessa scena. Il benservito lo riceve Silvio Baldini, detto "Piedone" (chiedere a Di Carlo), dopo un inizio di campionato a dir poco strabiliante. Negli annali la scelta tecnica di lasciare fuori Morfeo e Gilardino nel derby casalingo col Bologna, salvo poi ricredersi inserendoli dopo mezz'ora, sul risultato, conseguente, di 2-0 per gli ospiti. Gedeone arriva a dicembre, come Babbo Natale. In dono porta serenità e concentrazione. Mette subito in chiaro le cose: il campionato prima di tutto, poi la Uefa. Il 14 aprile è semifinale: il Parma pareggia 0-0 nella gara di ritorno contro l'Austria Vienna al Tardini. La Gazzetta dello Sport titola: "I Carmignani - boys resistono all'Austria Vienna. E' un'Europa da incorniciare". La stampa tutta lo innalza: "Grandi meriti a questo Parma, ma soprattutto grandi applausi per Gedeone Carmignani, un allenatore di cui si parla poco ma che sta facendo grandi cose. Prima la salvezza poi l'Europa, questo il suo dogma. E Carmignani tiene fede alle sue idee anche se c'è in palio una semifinale, così schiera il Parma di Coppa, ovvero il Parma dei giovani e dei titolari in panchina". In campionato si stenta ad uscire dalla zona retrocessione. Nell'ultimo turno ci si gioca la permanenza in A a Lecce. Pareggio rocambolesco: 3-3. Una settimana prima, sfida a reti inviolate al Tardini col Siena. S'affollano i dubbi sulla gestione di Carmignani, che schiera quattro stopper per fermare l'unica punta toscana, Maccarone. I tifosi rumoreggiano. Così, a Lecce, al fischio finale che decreta lo spareggio, la contestazione è ancora più dura. Gedeone va sotto il settore riservato ai sostenitori ospiti, ad ascoltare le doglianze dei parmigiani. La doppia sfida per la A è da incubo: all'andata, a Parma, 1-0 per il Bologna e rissa a bordo campo, con i due tecnici espulsi. Gedeone attacca: "Ho due modi per lasciare il calcio a 60 anni: per mia scelta o con una squalifica addosso. Per onore della mia carriera voglio lasciare a testa alta. Con tutte le cose che ho visto nel calcio quest'anno, tra sospetti e decisioni errate... quello che ho sentito o mi hanno riferito i miei giocatori in questi sei mesi. Sono amareggiato e deluso". Non spiega, Gedeone. Non fa nomi. Le intercettazioni uscite sui giornali nell'aprile 2006 chiariranno poi qualcosa. Quando scatta l'inchiesta sulle sue dichiarazioni, ha già la testa alla gara di ritorno: "Ci salviamo al Dall'Ara. A chi scenderà in campo dico: forza, coraggio, serenità". L'ultima immagine ce lo regala raggiante in tribuna, vicino a Baraldi, intento ad accendersi la Marlboro del trionfo. In panchina, il suo vice, Zoratto, a godersi la vittoria dal basso. La stagione finisce così, in piazza Garibaldi, a festeggiare. Si rivede il copione di qualche anno prima. Squadra salva, nave in porto e tanti saluti al comandante. Gedeone tace, tace. Poi, giovedì scorso, 27 dicembre 2007, la scudisciata dalle colonne dell'Informazione: "Non mi é andato giù il modo in cui mi é stato detto che il mio ciclo era finito. Nessuno mi ha spiegato niente, l'addio si é consumato davanti a un caffè nel bar della Coop che si trova davanti al centro sportivo. A dirmelo é stato un dirigente, Zamagna, per cui ho sempre avuto e ancora ho grande stima, ma a me Ghirardi non ha mai detto nulla. Penso di esser stato trattato come un oggetto più che come una persona, eppure penso di aver sempre dimostrato attaccamento nei confronti di questa città e questa società. Evidentemente non sono bastate non tanto le salvezze o la Coppa Italia o la semifinale di Uefa, ma la disponibilità che ho sempre dato senza chiedere mai nulla di più rispetto a quanto già avevo. Mi é rimasta molta amarezza, ma in fondo anche una consolazione: a mandarmi via da Parma non é stato un parmigiano". Sua Tommasità ha risposto allo sfogo sul sito del Settore Crociato. Spiegando che "nel caso particolare del Signor Carmignani va considerato innanzitutto che nel Settore Giovanile è stata praticata una riduzione del 50% del monte stipendi: mi sembrava poco riconoscente nei confronti di una bandiera come lui, che tanto ha fatto per il Parma con amore e con passione fin dagli anni ’80, offrirgli un compenso ulteriormente ridotto, e comunque la politica che avevamo inteso perseguire – che sta dando ottimi risultati se si considera che la nostra formazione Primavera veleggia nelle prime posizioni della classifica in compagnia di Sampdoria e Juventus – era quella di affidare i ragazzi del nostro vivaio ad allenatori con una età inferiore e quindi con maggiori stimoli professionali. Con Carmignani non c’è stato nessuno screzio, del resto ci saremo incontrati solo un paio di volte: non si è trattato, quindi, di una scelta di carattere personale. Proprio perché aveva maggiore conoscenza diretta con il Direttore Sportivo Gabriele Zamagna ho preferito che fosse lui a comunicargli la nostra decisione. Però, con franchezza - aggiunge il presidente - vorrei anche dire al Signor Carmignani che non ho affatto gradito il suo sfogo sul giornale (inutile visto che le stesse cose avrebbe potuto dirmele di persona) ed in particolare il gratuito sarcasmo della frase conclusiva “A mandarmi via da Parma non è stato un parmigiano”: del resto lui, che è di Varese, è lombardo tanto quanto me… ". Ora, i punti sono i seguenti. Primo: Ghirardi, in quanto presidente della società, avrebbe dovuto comunicare di persona, a Carmignani, la decisione, senza delegare a Zamagna lo svolgimento del compito; se non per una questione burocratica, almeno per una di eleganza e convenienza. Ha forse senso, poi, lamentarsi dello sfogo sul giornale, definendolo "inutile" poiché tutto si sarebbe potuto svolgere a quattr'occhi? Se Ghirardi lo avesse incontrato quando era ora, probabilmente Gedeone quelle cose gliele avrebbe dette in faccia. Senza dover ricorrere alla carta stampata. Probabilmente. Secondo: ogni scelta è opinabile ma da rispettare, una società fa il suo corso e adegua il proprio staff agli indirizzi strutturali e sportivi prescelti. Certamente, a ben guardare, l'accantonamento di un professionista come Carmignani, qualche dubbio lo può legittimamente sollevare. Così come qualche dubbio lo può sollevare anche il silenzio da parte dei vertici nell'accompagnare la fuori uscita di Gedeone, figura da consegnare con maggior clamore alle cronache storiche del Parma. Cronache le quali, non dimentichiamolo, è anche la società a dover alimentare e conservare. Ma, detto tutto ciò, la domanda ultima è questa: cos'hanno i tortelli del bar della Coop che non va?

mercoledì 2 gennaio 2008

PREMIATO CAPODANNO GHIRARDI


Il Parma Fc ha festeggiato l'anno nuovo riunito nella sala grande della reggia di Carpenedolo, nell'entroterra bresciano, patria di sua Maestosità. Invitata al gran completo, la squadra ha partecipato al banchetto fortemente voluto dal Presidente, salutando il 2008 in un clima ilare e sereno. Quel che ci voleva, prima della ripresa degli allenamenti in vista della prossima sfida al Tardini con la Fiorentina. I giocatori sono arrivati alla spicciolata intorno alle 21, avvolti nel frac d'ordinanza espressamente richiesto dalla casa. Dapprima Morfeo, in carrozza; poi Zenoni, giustamente intimorito dall'evento, accompagnato dalla madre; infine tutti gli altri, compresi Cigarini, Dessena, Rossi e Paponi, scortati dal pulmino che li porta a scuola tutte le mattine. Unico non pervenuto, Fernando Couto: rimasto in panne sull'autostrada, il portoghese dalla chioma fluente è stato rimorchiato da un furgone guidato da cinque hostess della Ryan Air, appena atterrate a Montichiari, che, con la scusa di accompagnarlo a Carpenedolo, hanno ripetutamente abusato di lui, lasciandolo poi esangue all'autogrill di Bergamo. Giunti nel frattempo alla maison, i giocatori sono stati ricoperti dalla neve artificiale sparatagli addosso da Ghirardi. Imbiancati per bene, il presidente ha poi provveduto a ripulirli con un apposito idrante. Ripresisi dallo shock, i crociati sono stati coinvolti in un'appassionante caccia al tesoro, che li ha portati ad attraversare l'intero perimetro della dimora, stanza per stanza. Giunti nella sala detta "Del frigo bar", dedicata agli spuntini notturni del piccolo Tommaso e caratterizzata dalla temperatura piuttosto rigida, i giocatori sono stati chiusi dentro a chiave dal presidente. Il quale, da fuori, portatosi il megafono alla bocca, ha scandito uno ad uno i nomi della rosa, come lo speaker dello stadio, dedicando ad ognuno una piccola arringa di 10 minuti. Terminati i convenevoli, la squadra si è accomodata alla tavola rotonda. Lì, tra fastose e succulente portate, fiaschi sempre colmi e petardi fatti esplodere all'improvviso attorno ad ogni tavolo, si sono tirate le sei del mattino. E' a quel punto che, tra un Gasbarroni intento a chiacchierare con il vaso di orchidee piazzato all'ingresso e un Coly devastato dall'oppio e dalle imitazioni di Melli, Ghirardi ha dato il via al primo karaoke del 2008. Di seguito riportiamo i brani eseguiti dai crociati e assegnati loro dal tigrotto bresciano:
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Stefano Morrone "RESTO QUA" (Vinicio Capossela)
Damiano Zenoni "COLPA MIA" (Mina)
Domenico Morfeo e Mimmo Di Carlo "DAMMI SOLO UN MINUTO" (Pooh)
Mimmo Di Carlo "QUI COMANDO IO" (Cinquetti)
Domenico Morfeo "NON GIOCO PIU'" (Mina)
Reginaldo "SENZA UN BRICIOLO DI TESTA" (Mogol)
Luca Bucci e Daniele Dessena "IL VECCHIO E IL BAMBINO" (Francesco Guccini)
Luca Bucci "SUI GIOVANI D'OGGI CI SCATARRO SU" (Afterhours)
Bernardo Corradi e Tommaso Ghirardi "COMPRAMI" (Valentino)
Damiano Zenoni "NESSUNO MI AMA" (Paolo Conte)
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Terminato lo sballo, il presidente ha ripreso possesso delle sue stanze per il meritato riposo, mentre i giocatori hanno fatto subito rientro a Parma, giusto in tempo per la colazione di rito con il sindaco Pietro Vignali. Indicato all'autista il luogo dell'appuntamento, il Centro Barilla, vicino al Tardini, il primo cittadino è stato accompagnato alla sede dell'azienda alimentare, in via Mantova. Non accortosi dell'errore, Vignali, dopo aver ripetutamente suonato il campanello, è stato respinto dal servizio di accettazione dell'industria. Scambiato per un agente pubblicitario della concorrenza, il sindaco ha ricevuto, come offerta per andarsene, una scatola di fusilli e una conserva di pomodoro e basilico. Dopo averlo atteso invano per più di due ore, la squadra ha fatto capolino alla pizzeria di Morfeo, in via Farini, per una seduta di catechismo curata dal vate del culatello, Camillo Langone. Gioia, calore umano ed ispirazione interiore. Alle 14 il primo allenamento dell'anno. Buon 2008.

martedì 1 gennaio 2008

DUEMILAOTTO


Buon anno, Presidente