domenica 23 dicembre 2007

GENOVA PER NOI / 2


Il presidente l'ha presa bene. A fine gara, negli spogliatoi, ha portato i suoi omaggi al match - winner, Borriello. Gli ha stretto la mano, gli ha fatto i complimenti e gli ha proposto di venire a giocare a Parma. Dopodiché, ricevuto il cortese ed educato rifuto, se l'è mangiato.

lunedì 17 dicembre 2007

IPSE DIXIT


"Il presidente ha fame. Ha sempre fame. Da domenica, di gol. Provvederanno Budan e Reginaldo". Premiata Salumeria Ghirardi, 25/08/07

venerdì 14 dicembre 2007

CROCIATI SI NASCE


"Mettiamoci una croce sopra". Lo diceva, eccome se lo diceva, il cavalier Tanzi. Lo annunciava al fido Tonna, lo spiegava ai consiglieri, lo ripeteva a sé stesso durante le notti insonni: "Forza, mettiamoci una croce sopra". Peccato si riferisse al buco di bilancio dell'azienda di famiglia. In anni di presidenza, trionfi, soddisfazioni, coppe, non aveva capito, il cavaliere, che su una cosa sola avrebbe dovuto mettere la croce sopra: la maglia del Parma. Il gesto che mancava nel suo curriculum di patròn. Il gesto che avrebbe, forse, contribuito ad abbattere quella barriera che ha sempre fatto, di lui, un "parmense" anziché un "parmigiano". Non lo fece (in compenso, però, fece di peggio). Alimentando così i rimpianti nostri. Di noi che, come scrive in "Una squadra e la sua gente" Fabio Cola, in quella croce vediamo "il marchio distintivo di una squadra fiera, riconoscibile ovunque, unica ... il simbolo della nostra storia più remota". La prima pietra la scaglia proprio Cola, in uno degli ultimi capitoli del libro. Con commozione: "La maglia è stata cambiata prima della promozione in A. Quindi, nessuna coppa è stata vinta indossandola. Si è detto che la proprietà non la voleva, che non portava bene, che era roba vecchia, si è ipotizzato di tutto". Il secondo sasso lo lancia, invece, il vate di via Farini. E' il 10 gennaio 2004 quando, sulle colonne del Foglio, Don Camillo Langone proclama, già nel titolo, l'anatema: "Il vero scandalo non è il crac di Tanzi, ma la maglia del Parma senza croce". Boom. Poi, con la solita sobrietà: "Calisto Tanzi peggio di Adel Smith. Il maomettano di Ofena ha cercato di togliere la croce a una classe scolastica e a una stanza d'ospedale, poche decine di persone in tutto. Il cattolico di Collecchio ha strappato la croce alla gloriosa maglia del Parma Calcio, decine di migliaia di sostenitori e milioni di telespettatori. I tifosi raccolti in Settore Crociato combattono da dieci anni una battaglia per il ritorno alle origini". Il vate (o water, a secondo dei gusti) cita con abbondanza le doglianze degli amici della Nord: "La maglia Crociata è stata ed è qualcosa di unico nel panorama del calcio mondiale. Spesso, molto spesso, è stata ed è ammirata e invidiata dagli appassionati di questo sport, dai collezionisti e pure dai sostenitori delle altre squadre. Fatichiamo a comprendere le ragioni che hanno indotto l'attuale proprietà a ripudiarla". Don Camillo cala la risposta: "Glielo spiego io: gli uomini di marketing hanno detto a Tanzi che una croce nera in campo bianco è troppo carica di significati extra-lattieri ... e che insomma un marchio planetario si vende assai meglio appiccicandolo sopra un insulso gialloblù. Detto e fatto. Consola che la giustizia non sia sempre dell'altro mondo". Amen. O, meglio, requiem. Allora. Perché, oggi, quel sommo principio estetico ha ripreso a splendere. Per la gioia nostra. Del Settore Crociato. E anche del vate. Che, lo speriamo (o temiamo), domani sarà in via Pisacane, sull'autobus storico che la Tep ha concesso, come spazio per esporre cimeli e immagini video della storia del Parma, proprio al Settore Crociato, degno e legittimo sacerdote della celebrazione. Sì, perché il giorno dopo, domenica, il Parma compie 94 anni. Scrive Gian Franco Bellè in "Parma, 50 anni di sport e di successi", che il Parma Football Club nasce assorbendo la società "Verdi" il 16 dicembre 1913: "Viene inaugurata la nuova divisa sociale: maglia bianca e croce nera sul petto". Fu questo l'inizio. Motivo per cui, parafrasando Totò (e con buona pace dell'italiano), possiamo affermare, con fierezza e orgoglio: "Crociati si nasce. E noi, modestamente, lo nacquimo".

lunedì 10 dicembre 2007

A TARALLUCCI E LASER





C'è chi, come a La Spezia, per farti sentire a disagio, ti attende nel proprio "catino" sguainando corde vocali e insulti, in un clima da girone dantesco. E c'è chi, come alle partite dell'Hellas, quando un giocatore avversario è a terra, dolorante per un infortunio, punta in aria il pollice verso come l'imperatore all'epoca dei duelli nell'arena: "morte, morte, morte". A Napoli, per mettere la squadra avversaria sotto pressione, usano il laser. Prima, lo puntano contro le maglie. Poi, quando aggiustano la mira, direttamente in faccia. Lo hanno fatto ieri sera, ai danni di Morfeo. Poi hanno visto Zenoni all'opera, e hanno capito che non c'era bisogno di darsi troppo da fare: pensava già a tutto lui. Sempre simpatici, i napoletani. In centro città, per evitare le multe delle telecamere che sorvegliano le zone a traffico limitato, hanno una persona pagata per aprire il giornale e leggerselo camminando a piedi dietro la macchina, coprendo così il numero di targa. Allo stadio, invece, usano gli effetti speciali. Per la gioia di De Laurentiis. E di Dessena, che quando vede le luci verdi si emoziona sempre: gli ricordano la discoteca. A noi, invece, la partita di ieri non ha ricordato nulla di bello. A parte il fatto, al triplice fischio finale, di essere vivi.

venerdì 7 dicembre 2007

SVOLTA A DESTRA

Essendo indisponibili, per il match di Napoli, Paolo Castellini e Marco Rossi, in molti si domandano chi sceglierà Di Carlo come terzino sinistro. "Ora più che mai spero che sia giunto il mio momento – dice Alessio Tombesi – . Ma sono sicuro che il mister, alla fine, farà la scelta più giusta per la squadra". Anche noi ne siamo sicuri. Quello che ci preoccupa è: essendo disponibili, a destra, Coly e Zenoni, Di Carlo farà la scelta giusta?

mercoledì 5 dicembre 2007

LE QUOTE MORRONE

La curva lo ama. Lui ricambia con grinta e sudore. E, qualche volta, il gol. Stampato, sul retro della maglia, il 4. Numero umile ed educato, sincero, di chi non ha nulla da nascondere. Quello di Lorenzo Minotti, tanto per intenderci. E’ l’acquisto dell’anno, Stefano Morrone. Nato a Cosenza, i suoi tacchetti chiodati in cemento armato hanno calcato l’anno scorso l’erba dell’Armando Picchi di Livorno. A giugno, l’arrivo a Parma. D’estate non va in spiaggia a fare il fighetto con le racchette: lavora per la polizia, addestrando alla corsa i cani antidroga. I poliziotti glielo liberano contro: quelli scappano, annaspando, ma intanto si fanno le ossa. Parco di parole, appena arrivato in ritiro ha preso subito in mano la situazione: “Tu non mi piaci” ha detto al preparatore atletico Brignardello. Quando ha problemi fisici, Morrone va a correre sull’argine. All’alba: non vuole seccature. Alla presentazione ufficiale della squadra, in piazza Garibaldi, ha chiesto al responsabile del misterioso “Progetto Cina”, Beppe Dossena, cosa facesse per guadagnarsi da vivere: “Curo la collaborazione tra il Parma e l’Oriente. E tu?”. “Io curo caviglie” ha risposto. Dopo il pareggio casalingo con la Signora, tutti a sperticarsi negli elogi. E lui: “Mi fa piacere ricevere complimenti, anche se li baratterei con qualche punto in più”. E probabilmente qualche punto in più ce l’avremmo pure, se qualche gamba moscia (vedi sotto) prendesse un po’ della sua cattiveria. Cattiveria agonistica, s’intende. Perché, quando fa fallo, Morrone è sempre il primo a scusarsi con la vittima. Prima delle partite Di Carlo prova i raddoppi: “Non mi servono” abbaia lui, che, quanto a pressing, vale per due. All’inizio gli mancavano il porto e le serate passate con Lucarelli a leggere Marx negli spogliatoi. Ci è voluto poco a fargli cambiare idea: Sua Tommasità lo ha portato dalle Picchi e, come Obelix con la pozione magica, gli ha fatto bere del Lambrusco di Ceci. Da quel momento il Morro non ha più avuto dubbi. Quando la saudade riaffiora, basta un goccio e il nostro torna leone. Per questo, anche durante le partite, le sue borracce sono sempre segnate col pennarello: dentro c’è il succo magico, altro che acqua, Red Bull e intrugli simili. Ogni tanto arrivano pure i gol. Precisi, scientifici. Come a Palermo (sua ex squadra). Come col Livorno (sua ex squadra). Uno piacevole da rivedere, insomma. Se affronta i suoi vecchi compagni, dà loro la mano ma dopo poco li infilza con la sciabola: 3 minuti alla Favorita, 10 al Tardini con gli amaranto, tanto gli ci è voluto per sciogliere l’imbarazzo. Croce dei presidenti che se ne liberano, delizia di quelli che lo acquistano, di gente come Morrone ne servirebbe a volontà. Undici, per la precisione. Dopo le “quote rosa”, attendiamo con ansia le “quote marrone”. Pardon, “Morrone”.

martedì 4 dicembre 2007

SOLA ANDATA

"Solo ritorno" è il nome della bella iniziativa promossa dal Nostro Adorato in collaborazione con il Banco Monte Parma: fino a venerdì 18 gennaio 2008, sarà in vendita un mini abbonamento valido per tutte le gare casalinghe del girone di ritorno dei crociati. Grazie a "Solo ritorno", chi è già titolare di un abbonamento stagionale potrà cogliere al volo l'occasione del Natale per fare un regalo ad amici e famigliari, acquistando fino a 4 mini abbonamenti con lo sconto del 15 %. Lo slogan ci fa venire in mente un'altra soluzione che porterebbe altrettanta salute alle casse della società e allo stomaco dei tifosi. Fare ritorno nei luoghi in cui affondano i ricordi sportivi e agonistici più belli della propria carriera è cosa buona e giusta. Ancor di più se quei luoghi trasudano glorie passate dal sapore europeo: Champions League 2004/2005, 8 partite giocate, Barcellona, Werder Brema, Panathinaikos, avversari di prestigio. Bei momenti, al Friuli. Riviviamoli. Perché no? "A Natale siamo tutti più buoni": facciamoglielo, questo regalo. Un bel biglietto del treno per Damiano Zenoni, Parma-Udine. E amarcord sia. Chissà che non ci ritorni tirato a lucido, fresco e galvanizzato. Poi: Intercity, interregionale, cuccetta, prima o seconda classe, finestrino... non importa. Una volta arrivati alla biglietteria della stazione, quel che conta è: "Sola andata".

domenica 2 dicembre 2007

L'ALBERTONE NAZIONALE



Gli empolesi si sono schierati compatti, nella Sud. Occupando tuttavia i gradoni più in alto, a metà curva, e lasciando vuote diverse file sotto di loro. Quasi a volersi allontanare dal campo. Temevano le intemerate di Albertone Malesani, uno che quando gli esordi funzionano tende leggermente ad eccitarsi. Come a Udine, alla prima sulla panchina della Fiorentina, quando, dopo l'eurogol di Batistuta a tempo ormai scaduto, per il 4-3 finale, si prese la briga di correre sotto la curva al posto dell'argentino: 100 metri in dieci secondi per intrattenersi con eleganza assieme agli estasiati supporters viola, dolcemente riversi contro le vetrate del settore ospiti. O come a Verona, dopo il successo nel derby contro il Chievo, quando, in un afflatto di entusiasmo orgiastico, decise, sotto gli occhi basiti dei vigili del fuoco, di donare i propri effetti personali alla curva. Pollice alzato, braccia levate al cielo e via con lo strip: giaccone, felpa e cappello, con tanto di sgroppata sulle spalle del giardiniere del Bentegodi. Poi, già che c'era, dito puntato verso la curva degli ex tifosi, tanto per non lasciare nulla d'intentato al fair play. Quindi, prima del rientro negli spogliatoi, il botto finale: lancio delle braghe al parterre adorante e uscita dal campo in mutande e canottiera. Era riuscito, l'Albertone nazionale, a mettere un tantino in imbarazzo persino i tifosi dell'Hellas. Tornando al match di oggi - e restandoci, quindi, nell'imbarazzo - il nostro saluto va al simpatico tifoso che, scosso dalla buona prova di Paci coronata addirittura dal gol decisivo, non ha retto l'emozione vomitando l'anima sulla scalinata del Settore Crociato. E che, oltre al danno, ha subito pure la beffa, quando, a una manciata di minuti dal termine, Di Carlo ha visto bene di giovarsi delle prestazioni di Damiano Zenoni. E' stato a quel punto che i veri amici gli hanno evitato la seconda ricaduta accompagnandolo a braccia fuori dalla curva. I migliori auguri di buon lavoro agli addetti alle pulizie del Tardini.