mercoledì 26 marzo 2008

TU CHIAMALO SE VUOI ZENONI


L’estro pasquale di sabato, che in un match decisivo per la salvezza ha permesso al Siena di portarsi in vantaggio a tempo quasi scaduto grazie ad un suo fallo da rigore, ha definitivamente sgombrato il campo dai dubbi sulla genialità di Damiano Zenoni, un uomo, un giocatore e un difensore fuori dal comune, dalle regole e da ogni schema logico fin qui concepito: un Apollo della sfera le cui creazioni lasciano sempre a debita distanza la fantasia dei comuni mortali. Lo raggiungiamo telefonicamente nel suo appartamento di Colorno, dove sta prendendo ripetizioni di matematica da un professore del prestigioso liceo Ulivi.
Allora, Zenoni, a che punto è?
Alla tabellina del 4.
No, intendevamo: “A che punto è la sua avventura in maglia crociata”?
Spero sia solo all’inizio: questo era l’anno di adattamento
Stupisce che non le abbiamo ancora proposto un quadriennale.
Strano, sì. Da parte della società mi sarei aspettato qualche attenzione in più, soprattutto dopo la rinuncia al battesimo di mio nipote per partecipare alla trasferta di Siena.
Ecco, appunto, non poteva andarci al battesimo?
Avevo già dato la mia parola a Cuper.
E lui l’ha accettata...
Sì.
Sulla parola d’onore non si mente. Bravo.
Grazie.
Prego.
Si figuri.
Vogliamo andare avanti fino a domani?
Sì.
Torniamo alla partita del Franchi. A gara praticamente conclusa, con un punto in saccoccia e tanto morale in vista di Torino, lei ha regalato ai padroni di casa il calcio di rigore della vittoria, abbracciando Maccarone in piena area. Come le vengono?
Lascio che sia l’estro a guidarmi: in quel momento l’istinto mi diceva di fare così.
E quand'è che scatta l’intuizione nella testa del genio? Quand’è che si capisce che da lì a qualche secondo arriverà l’invenzione, o, nel suo caso, la cazzata?
E’ un momento magico. La citrosodina sale e...
Voleva dire l’adrenalina?
Sì, sì, grazie. Dicevo, l’aspirina sale e il corpo diventa tutto un fremito, si suda parecchio e si è pervasi da una specie di forza centripeta.
Complimenti. A Roma, la Lazio vinse grazie ad un gol allo scadere di Firmani: il destro rimpallò addosso ad un difensore crociato che passava di lì per caso, spiazzando l’incolpevole Bucci. Quel difensore, guarda a volte gli astri, era lei.
Sono come Totò, quando vedo un buco mi ci ficco.
Più che nei buchi, lei è bravo a ficcarsi nei guai. E a ficcarci dentro gli altri. Sul suo sito, www.sandrokan.it, il giornalista della Gazzetta Sandro Piovani ha dimostrato, dati alla mano, che senza di lei il Parma sarebbe a pari punti con la Fiorentina, in lotta per la Champions League.
(Ride, ndr.)
Cosa ride? Vuole che le mandi un commando di canuti bocciofili del Parma Club Petitot?
Sì.
A proposito di tifosi: qualcuno, osservandola in campo, ha paragonato il suo sguardo a quello di un orso dello Utah mentre si appresta al letargo. Vuole rispondere?
Non conosco lo Utah.
Un’ultima cosa: sul gol del 2-0 di Maccarone, lei, che doveva marcarlo, dov’era?
Mi ero fermato ad ascoltare i cori dei supporter gialloblu. Mi sembrava ce l’avessero con me.
Era sicuramente una sua impressione.
Boh.
In futuro, dopo questa bella sorpresa nell’ovetto di Pasqua, pensa di farsi perdonare?
Sì.
Grazie.
Prego.
Si figuri.

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