domenica 24 febbraio 2008

TORO DA (RI)MONTA


A Torino impazzì Nietzsche, figuriamoci se una cosa del genere non poteva capitare al Parma. Follia pura, quella di ieri sera. Peggio avevano fatto soltanto gli svedesi dell'Halmstad, in quel secondo turno di Coppa delle Coppe nel '95/'96 al Tardini quando mandarono alle ortiche le tre sberle dell'andata subendo 4 gol dalla banda di Nevio Scala. Non c'è forse paragone migliore per tracciare i contorni definiti dello sconforto che ci ha avvolti ieri sera. Oltre che masochista, il Parma cinematografico di quest'anno è un meraviglioso talent-scout: dopo aver portato alla ribalta il Cavaliere Jeda, ieri è toccato pure a Sylvester Stellone, in formato mundial con tanto di scatto da centrometrista in occasione del primo gol e rinascimentale girata al volo sul secondo. Dopo il toro da monta, c'è toccato battezzare pure quello da rimonta. Scriveva Indro Montanelli: "Berlusconi non delude mai: appena ti aspetti che dica una sciempiaggine, la dice". Ecco, il Parma di quest'anno è così: appena ti aspetti che faccia una cazzata, la fa. Contro l'Atalanta mugugni: "Sta a vedere che Bellini scaglia un destro da 25 metri e la piazza all'incrocio". Dopo qualche minuto, Bellini scaglia un destro da 25 metri e la piazza all'incrocio. Contro il Siena sospiri: "A questo punto solo un autogol può sbarrarci la strada". Qualche secondo e Galloppa la spara da fuori area con Rossi che di ginocchio spiazza Bucci. Stessa cosa ieri sera. Budan piazza il 4-1 e tu rifletti: "Figurati se prima del riposo non gli concedono un'altra chance". Neanche il tempo di finire la frase che Natali ha già riportato il pallone sul cerchio di centrocampo. Il resto del match ve lo risparmiamo. Sua Circonferenza, nel frattempo, è uscito dallo stadio sconsolato, per la gara e per gli insulti ricevuti in tribuna. Lamentato davanti ai taccuini il trattamento scortese e rispedita a casa l'intera squadra su un treno Intercity, il Nostro Adorato, libero a quel punto dalle scocciature, ha deciso di lasciarsi andare ai bagordi della movida torinese. Dopo una capatina meditativa alla basilica di Superga, è partito il tour delle enoteche. Dalla Casa del Barolo alle Cantine Barbaroux, da Le vitel étonné al Centro Bere 2, Sua Tommasità ha voluto tastare con mano la qualità dei vigneti piemontesi. Terminato il giro degli "aperitivi", il presidente si è recato alla sede Rai di via Verdi, dove ha coinvolto i passanti in una manifestazione di protesta contro la lottizzazione del Cda e a favore dello spostamento in prima serata della "Prova del cuoco", il programma dedicato ai fornelli di Antonella Clerici. Fatto sfollare dalle forze dell'ordine assieme ad altri 50 nullafacenti che erano lì per caso, Ghirardeau si è fatto poi scortare da alcuni clochards fino alla Mole, prima di abbandonarsi in un ristorante di piazza Castello ai piaceri degli agnolotti e della bagna cauda. Il clou della serata è arrivato verso le 2 quando, alzatosi barcollante da tavola, il Magnifico ha puntato verso il Po per una visita ai locali dei Murazzi. Dopo essersi scolato due bottiglie di Barbera assieme a Gianni Vattimo, Ghirardi si è immolato alla consolle per un dj set assieme a Boosta dei Subsonica. Terminata l'esibizione, i due si sono concessi un bagno rinfrescante sulle sponde cittadine del fiume. Alle 6 il Magnifico ha fatto ritorno nella propria suite d'albergo al Lingotto. Rientrata nel frattempo alla stazione di Parma in tarda mattinata, la squadra è stata accolta al suo arrivo da una festosa delegazione del Comune capeggiata dal sindaco Pietro Vignali, all'oscuro di tutto avendo spento soddisfatto il televisore dopo la rete di Budan. Dopo aver scambiato il responsabile dello staff medico Manara per il capostazione, il primo cittadino ha abbracciato giulivo e sorridente Morrone per lo spendido gol del 3-1. Pensando a una presa in giro, il mastino lo ha salutato con un destro in pieno volto spedendolo al Pronto Soccorso. Terminate le medicazioni, Vignali, seguendo le orme del collega di partito Renato Schifani, ha fatto sapere di aver aspettato in fila il proprio turno fuori dalla sala ambulatoria come tutte le altre persone.

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