mercoledì 13 febbraio 2008

LO SPEZZATINO


E' sempre un piacere ascoltare le idee atte a migliorare "il prodotto calcio" dell'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani. Dall'alto dei prestigiosi incarichi fin qui ricoperti nel mondo del pallone, nonché di una riconosciuta autorità in materia - recentemente rafforzata dal rinvio a giudizio sportivo con l'accusa di violazione dell'articolo 1 causa plusvalenze fittizie iscritte nel bilancio rossonero del 2003 - l'amabile vicepresidente della squadra che il Parma riceverà sabato al Tardini ha commentato con entusiasmo la scelta di spalmare le partite di serie A del prossimo turno per evitare sovrapposizioni tra le gare di cartello: "E' il modo giusto per valorizzare il prodotto calcio - ha sviolinato il geometra monzese ed ex-presidente della Lega -. Avendo la fortuna e forse l'occasione unica di avere Juve, Inter, Milan e Roma che giocano lo stesso giorno non c'è altra soluzione e quindi plaudo all'iniziativa". Anche noi, in vena di leggerezza calviniana, "plaudiamo" all'iniziativa. La quale dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la stretta dipendenza tra televisione e calcio. Quella tra televisione e Galliani, invece, è un dato oramai "di costume", vista la stretta parentela col sovrano di Arcore. Non vogliamo però rimarcare il problema del conflitto d'interessi, diffuso a macchia d'olio nella società e quindi pure nel calcio. O almeno non ora. Alla luce del suo apprezzamento per la nuova iniziativa, preferiamo infatti regalare allo zio Fester un umile suggerimento sulla stessa linea per migliorare ulteriormente "il prodotto Milan". Lo invitiamo a prendere Milan Channel, il "grande fratello" satellitare che trasmette 24 ore su 24 ore tutto ciò che accade nella casa rossonera, e ridefinirne il palinsesto. La nostra idea è semplice: dopo la crema per la ricrescita dei capelli resa immortale da Ronaldo, spalmiamo anche gli allenamenti. La tua squadra è formata da campioni come Pirlo, Kakà, Gilardino e Pato che presi da soli valgono il prezzo del biglietto, o, ancor meglio, dell'abbonamento televisivo? "Avendo la fortuna e forse l'occasione unica" di avere tutto questo ben di dio a Milanello nello stesso giorno, dirottiamo ognuno di loro in una fascia oraria ben precisa. Gli scatti sulla breve distanza di Ronaldo? Alle 8 di mattina. In questo modo un tifoso che si prepara per andare al lavoro inizia al meglio la giornata vedendo il brasiliano già intento di prima mattina a faticare sulle gambe e a smaltire il grasso residuo. "Stiamo lavorando per voi" in scivolamento sullo schermo in basso. Alle 12 le punizioni di Pirlo. Alle 14 le flessioni di Kakà. Allenamento spalmato, uno a turno e telecamera puntata sul singolo giocatore. Avanti così, fino a sera. Tanto per non doverseli guardare tutti nello stesso momento. Al povero Kalac toccherà pure distendersi sui rigori a notte inoltrata. Ma si sa: questo ed altro per aumentare la qualità del prodotto. Ansiosi di ammirarlo dopo domani seduto in tribuna, magari in una delle sue sobrie pose da partita, mandiamo un caro saluto a Galliani. A Sua Circonferenza, invece, trasmettiamo la nostra sincera solidarietà: letto uno dei titoli diffusi su Internet per raccontare la proposta, si era già fatto travolgere dall'entusiasmo. Apriva così il sito della Gazzetta: "Galliani. La A spezzatino? Così si valorizza il calcio". Sentendo parlare di carne, il Nostro Adorato aveva già messo mano alle posate. Ne comprendiamo la delusione. Non possiamo, però, esimerci dallo stigmatizzare quella che ci appare come una versione pallonara della legge elettorale ribattezzata "porcellum", partorita sulle valli del Cadore, tra un rutto e una birra, da alcuni ruspanti esponenti leghisti. Caos e una miriade di cellule partitiche ha provocato quella. Caos e una miriade di partite provocherà questa. E in entrambi i casi, va detto, il "prodotto" magari miglioransi. Ma di "porcata" trattasi.

1 commento:

giacomo crode ha detto...

Chi scriveva era ovviamente inconsapevole del terzo atto della tragedia brasileria andato in scena a S.Siro. Siamo uomini, non siamo caporali.