martedì 8 gennaio 2008

LA POSTA DEL PRESIDENTE - "MAL D'AFRICA"


Il 5 gennaio è apparso sul sito del Parma un comunicato toccante: "Ho deciso di rinunciare alla Coppa d’Africa. Due o tre giorni fa ho parlato con l’allenatore della Nazionale e gli ho comunicato questa scelta definitiva: siccome gli impegni sono tanti ho deciso di pensare a cosa fosse meglio per me stesso e per il mio futuro, dato anche che sono a scadenza di contratto. E’ stato difficile per me... Ho dato tanto alla Nazionale e tutti si aspettavano che giocassi la mia ultima Coppa d’Africa: per tutti è stata una sorpresa, ma io ho voluto fare questa scelta per me stesso, anche perchè fisicamente è un impegno non da poco". A parlare, con toni maturi e pacati, è il terzino destro Ferdinand Coly, uno che da diverso tempo a questo parte veste con onore la casacca crociata. Stando a queste poche righe, la decisione appare presa con grande serenità e coscienza di sé. Vi facciamo leggere, in anteprima, la lettera che sua Circonferenza ha fatto pervenire al difensore senegalese poco prima che questi rinunciasse alla Coppa.


Caro Ferdinand,
ti scrivo queste righe seduto alla scrivania del mio ufficio personale del Tardini, con affetto e sincerità paterni e per nulla intenzionato a metterti pressione. Nella mano destra, la penna. In quella sinistra, il tuo contratto con noi. Ah, non lo avevo notato: scade a giugno. Comunque. Vuoi andare? Vai. Ti conosciamo bene e sappiamo quanto tu ci tenga ad indossare la maglia del tuo paese in un torneo così prestigioso come la Coppa d’Africa. Insisto: vai, non farti problemi. Noi ce la sapremo cavare. Davvero. Non pensare di causarci imbarazzi, con una decisione simile. Abbiamo alternative valide sulla fascia destra: c’è Zenoni, ad esempio. C’è ... vabbè ora gli altri non mi vengono in mente. Ma questo non ha nulla a che fare con la tua scelta. Del resto, non devi nemmeno sentirti in obbligo nei confronti del Parma. Certo, quando sei stato acquistato languivi in serie B in una squadra che non ti valorizzava. In alcuni stadi venivi addirittura fischiato. Come successe a Verona: all’epoca la tua reazione - volevi salire in tribuna a picchiarli - dimostrò quanto l’ambiente di Perugia t’infondesse serenità ed equilibrio. Poi, il primo anno qui in Emilia. L'elegante leggerezza del clima ducale. Quanti ricordi... Nessuno ti voleva: tanti errori, troppi peccati veniali, scarsa sicurezza. “Colite”, così ti avevano ribattezzato i ragazzi della curva. Ora sei un mezzo baluardo, ma all’epoca nessuno avrebbe puntato 1 euro sulla tua permanenza. Comunque, se vuoi andare, vai. Non saremo certo noi a prendercela. Siamo abituati ad aspettare chi resta fuori, si tratti d’incombenze con le nazionali o d’infortuni. Guarda Budan, ad esempio: si è fatto male e dopo una settimana avevamo già il sostituto. O Morfeo: ha fatto il po’ il birichino e il giorno successivo il nuovo fantasista era già Gasbarroni. Insomma, mi metto nei tuoi panni e penso: “Perché preoccuparsi?”. Ora ti devo lasciare, ho un appuntamento con un paio di dirigenti di squadre di A. Sai, ci stiamo muovendo per rinforzare la rosa. A proposito, stamattina, a colazione, Zamagna mi ha parlato di una vecchia conoscenza dell’ambiente, Aimo Diana, disposto a lasciare Palermo per tornare da noi: sai mica in che fascia gioca, per caso? Vabbè, lo chiederò al diretto interessato domani sera a cena. Ma questi sono altri discorsi. Divertiti in Africa. E, mi raccomando, prima di entrare in campo, bagnati la testa.
Tuo,

Tommaso Ghirardi

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