domenica 31 agosto 2008

LA CORAZZATA PALOSKY



Paci che salva tutto, Zenoni che viene chiamato a mettere ordine a destra, Reginaldo che scatta, dribbla e tira centrando addirittura lo specchio della porta. Si sono toccate vette di surrealismo, l’altra sera, al Tardini. E poco importa che Sua Circonferenza, prima della partita, abbia regalato a Lucarelli, per caricarlo e convincerlo a rimanere, l’opera omnia di Marx in speciali volumi rilegati. Poco importa, dicevamo, perché la nota lieta, dopo un pareggio che lascia tanto amaro in bocca, è lui, La Corazzata Palosky. Umile, spontaneo, pochi fronzoli per la testa e tanta fame di crescere: l'esatto contrario di Dessena. Il Magnifico voleva vincere, certo. Tre punti all’inizio ti fanno digerire anche sei piatti consecutivi di tortelli d’erbetta. Così, in tribuna, tutti hanno potuto notare il suo rammarico per le tante occasioni sprecate. Ma quando è entrata La Corazzata, le sue gote hanno cominciato improvvisamente a riprendere colore. Scombussolato dai movimenti alla Gilardino dello Zar, il Nostro Adorato si è rivolto subito a un inserviente della sicurezza: «Ma da dove viene, questo?». «L’ha preso lei l’altro giorno, Presidente». A quel punto, il Sommo non è più riuscito a trattenersi. Dopo essersi armato di tromba da stadio e megafono, ha superato, una per una, le barriere che separano i vari settori della tribuna, facendosi aiutare da alcuni tifosi sbigottiti e rischiando più volte di sfracellarsi sulle poltrone. Con un colpo di bazooka ha divelto il vetro che separa i Distinti dalla Curva Nord e lì, tra ovazioni e strette di mano, ha guadagnato il centro della gradinata. Seguito a ruota dalla platea, il Magnifico ha intonato cori pro-Palosky per poi lasciarsi andare all’annuncio trionfale: «Torneremo in serie A già a gennaio». Al fischio finale, stravolto dall’esordio e dal debutto personale in Curva, è stato scortato fuori dal Tardini protetto da un cordone di volontari del Settore Crociato, intenti a proteggerne il corpo dall’assalto dei fan in adorazione. Ripresosi dallo shock, il Presidente ha atteso l’uscita di Palosky fino alle 23.30. Dopodiché, avvistato il gioiello, gli è corso in contro riempiendolo di baci in fronte e buffetti sulla guancia. In vena di grazia, il Magnifico lo ha poi caricato sul seggiolone, in macchina, per accompagnarlo a casa. Casa sua, a Carpenedolo. Dove gli ha riservato il posto nella suite imperiale. Lo Zar è stato accolto con fiori di pesco e caviale ma, data l’umiltà, ha chiesto subito di potersi ritirare nelle stanze per il meritato riposo. Sua Circonferenza ha immediatamente acconsentito, invitando La Corazzata a seguirlo di sopra. Rimboccategli le coperte e imbracciato il mandolino, Ghirardeau ha rispolverato vecchi successi della canzone d’autore napoletana, addormentando Palosky sulle note di Era de maggio. Alla mattina, intorno alle 7, lo ha poi svegliato con l’idrante, simulando la sveglia a colpi di rastrello sulla parete del letto. Perché il menu, quest’anno, prevede lo stesso trattamento per tutti: un po’ di carota e un po’ di bastone. Anche per La Corazzata. Buon campionato, Presidente.

1 commento:

Orsetto Busone ha detto...

Io non elogerei Zenoni.... tutte le volte che tocca il terreno di gioco a mio nonno viene una sincope....
VATTENE PER DIO!!!!!